La Nonviolenza e la sua Biblioteca

Se i bambini non vengono a cercare i libri, portiamo i libri a cercare i bambini.

Tiziana ha i capelli corti, occhi grandi e chiari dietro un paio di occhialini, un’aria sorniona e inquieta, da folletto. Misura le parole, come chi è abituata a riflettere.

Deborah ha lunghi ricci neri, raccolti in una coda, è vulcanica, entusiasta, accogliente, quasi materna. Quando parla, è un fiume in piena, ipnotica e trascinante, come chi è abituata condividere i sogni o le storie.
Prima lavoravano in una libreria per ragazzi, poi ebbero un’idea e, dal 2007, girano Roma, il Lazio e l’Italia in un camper con dentro 4mila libri e fuori delle scritte («Trasportiamo libri per bambini dovunque ci sono bambini», «Trasportiamo libri vivi», «Molti libri con le figure a bordo») e il disegno di un bassotto che si chiama Ottimomassimo, come il cane del Barone rampante.
«Le scuole venivano nel negozio ma si lamentavano perché dovevano prendere un pullman, perché il parcheggio costava troppo, perché era complicato», racconta Deborah. «Così abbiamo deciso di portarli noi, i libri nelle scuole, anche in quei posti dove manca una biblioteca o una libreria».
«Io però sono terribilmente pigra e l’idea di trasportare scatoloni di libri in giro, caricarli e scaricarli, mi spaventava molto», prosegue. Allora Deborah andò a Porta Portese e chiese a un signore che vendeva biancheria intima: «Scusi, come si chiama questo furgone con cui lei viaggia, che si apre e diventa una boutique?». «Autonegozio».
«Nessuno porta libri!», esclamò stupito il costruttore bresciano di autonegozi. Così è nata Ottimomassimo (www.ottimomassimo.eu), la prima, e unica in Italia, libreria itinerante per bambini e ragazzi, che porta i libri nelle scuole, alle feste, nei paesi, a Lampedusa, a Ostuni, a Barcellona, dovunque serva e dovunque venga invitata.
«Andiamo nelle scuole materne, elementari e medie. Parcheggiamo il camper nel cortile e incontriamo le classi, una alla volta. A seconda delle richieste delle insegnanti, conversiamo sul perché si legge, raccontiamo storie, facciamo laboratori su come si fanno i libri, insomma creiamo un punto di incontro tra i bambini e la lettura», dice Tiziana.
«Quando domandiamo: ‘Chi di voi è un lettore?’, spesso i ragazzini, anche quelli che lo hanno scritto in faccia (Tiziana è bravissima a identificarli: ha un radar’), tacciono, come se si vergognassero, come se leggere fosse un’attività carbonara e clandestina», dice Deborah.
«A volte capita che, nonostante siamo invitate, i bidelli, o addirittura i vigili, ci caccino dalla scuola. Capita poi che, all’uscita, i genitori ci guardino come se stessimo spacciando droga, o diffondendo agenti patogeni».
Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, dice un proverbio africano. «Occorre che gli insegnanti e soprattutto i genitori trasmettano l’amore per i libri. Altrimenti il nostro lavoro è inutile. Un giorno, all’uscita della scuola un ragazzino ha chiesto al papà di compragli un libro. Costava 12 euro. “Sai quante figurine ti ci compri con 12 euro?” ha chiesto il padre».
Ci sono comuni, in Italia, dove la biblioteca non c’è. E non c’è nemmeno una libreria. Ci sono scuole dove chiamano biblioteca un armadio polveroso con dentro qualche volume decrepito. «La letteratura per l’infanzia è erroneamente considerata di serie B e, nel loro percorso di studi, gli insegnanti non hanno alcuna preparazione in merito», commenta Deborah. L’accesso alla lettura dovrebbe essere un diritto ma moltissimi bambini non sono mai entrati in una libreria e, i libri, hanno perfino paura di toccarli, racconta Tiziana.
Ottimomassimo risente della crisi dell’economia, della scuola e delle famiglie. «Quando c’è crisi bisognerebbe investire in cultura». Se vogliamo che i nostri figli cambino il mondo, bisogna dare loro gli strumenti per farlo.
Tiziana, Deborah e il loro camper resistono, nonostante tutto. E vanno dove le chiamano, a insegnare ai bambini che il mondo, per capirlo veramente, bisogna leggerlo.

Da Repubblica Donna, 11.2013
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