Europa e oltre

PIANO DI GUERRA “NWO” A RUSSIA E CONTRO-INFORMAZIONE. Progetto CEPA con NATO-UE & Industrie Belliche

La copertina del Cepa Military Mobility Project

L`arte della guerra

LOBBY ARMI 5 – PIANO DI GUERRA “NWO” A RUSSIA E CONTRO-INFORMAZIONE. Progetto CEPA con NATO-UE & Industrie Belliche

«La guerra di informazione durante una crisi, in combinazione con attacchi informatici e azioni sovversive, potrebbe avere effetti destabilizzanti e paralizzanti significativi sulle società occidentali e sulle forze alleate. Pertanto, promuovere la resilienza dello stato e della società contro tutte le forme di guerra ibrida, comprese le attività informatiche dannose e la disinformazione, è la prima linea di deterrenza e difesa della NATO e una precondizione per la capacità dell’UE di agire con successo. Le autorità civili e militari delle nazioni ospitanti, insieme ai comandanti delle forze in transito e dispiegate, dovrebbero coordinarsi strettamente per sviluppare un approccio comune alla lotta alla disinformazione se vogliono rispondere in modo rapido ed efficace».
Sotto la voce “resilienza” si trovano queste frasi in uno dei passaggi cruciali della relazione stilata da un Think Tank di generali NATO in congedo in merito ad un piano per una più efficace militarizzazione dell’Europa. Il progetto, redatto in chiave Atlantista ed estremamente Russofoba con 5 scenari di guerra potenziale, pare scritto dal Dottor Stranamore, ovvero il personaggio creato dal romanzo fantapolitico del 1958 di Peter George che il regista Stanley Kubric adattò nell’omonimo film sull’incubo atomico con un leggendario Peter Sellers in triplice ruolo.

Purtroppo, per chi come noi ama la vera Pace Universale più che le losche trame del Patto Atlantico ed è consapevole che in questo periodo il Cremlino non ha certo intenzione di attaccare chi non l’attacca, questo progetto di mobilità militare appare inquietante perché è stato lanciato dal Center for European Policy Analysis (CEPA), con sede a Washington, grazie alla collaborazione con autorevoli comandi NATO (come l’Allied Joint Force Command di Brunssum o di Napoli), e uffici strategici dell’Unione Europea ma, soprattutto, è finanziato dalla solita Lobby delle Armi che condiziona ed è parte del Deep State proiettato verso il Nuovo Ordine Mondiale dalla pandemia da Covid-19.
Come abbiamo dimostrato in molteplici inchieste, dietro ai signori della guerra e alle Big Pharma dei vaccini, specula infatti un potentato finanziario internazionale, perlopiù sionista, intorno al quale si è coagulata la massoneria politica come l’intelligence militare occidentale, molto affiatata con quella di Israele e dei Fratelli Musulmani della Turchia (secondo esercito Nato) e del Qatar (dove si trova la più importante base aerea interforze del patto atlantico del Golfo Persico).
Ecco perché ogni frase contenuta in questo piano diventa sibillina e può indurre ad interpretare come progetti offensivi quelli che in realtà sono presentati come difensivi contro la minaccia russa e quella della contro-informazione.
Tale assimilazione, se fosse sempre più legittimata, indurrebbe a tacciare di complicità con Mosca qualsiasi giornalista o media per poi sottoporlo ad un’eventuiale censura politico-militare preventiva. Non è in gioco soltanto la libertà sociale, già ampiamente compromessa con il Green Pass e le altre restrizioni antiCovid, ma soprattutto quella di opinione.
Altrettanto sconcertante risulta pensare che il piano CEPA contro la Russia è stato sviluppato nel 2020 da apparati militari che sono risultati invece totalmente incapaci di verificare la presunta origine da laboratorio del virus SARS-Cov-2, nonostante le pubbliche denunce di illustri virologi ed esperti di intelligence, come se il disegno di copertura faccia parte di una ben più complessa strategia del Nuovo Ordine Mondiale in cui dittatura bellica e sanitaria viaggiano a braccetto.

PRECIPITA LA CRISI TRA NATO E RUSSIA

Quanto accaduto nei giorni scorsi a Bruxelles riporta di grande attualità il progetto di Movimentazione Militare in Europa elaborato dal centro studi di Washington.

A nove diplomatici dell’ambasciata russa presso il quartier generale della NATO è stato infatti ritirato l’accreditamento perché accusati di essere spie. In risposta il Cremlino ha deciso di chiudere i propri uffici dal primo novembre 2021 ritenendo inaccettabile l’evidente provocazione. Se qualcuno alla Nato vuole parlare con Mosca, ha tenuto a precisare Lavrov, è disponibile l’ambasciata in Belgio.

Nel frattempo, però, dallo scontro diplomatico si è passati ai fatti concreti.  «I massimi capi della difesa degli stati membri della NATO hanno dato il via libera a una nuova grande strategia su come battere la Russia in qualsiasi potenziale conflitto totale, poiché Mosca afferma che la mossa dimostra che il blocco guidato dagli Stati Uniti non è aperto a migliorare le relazioni.

Giovedì, i ministri si sono incontrati a Bruxelles per firmare il programma, denominato “Concetto di deterrenza e difesa nell’area euro-atlantica”. Secondo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, fa parte degli sforzi per “continuare a rafforzare la nostra alleanza con piani migliori e più moderni”» ha riportato Russia Today il 22 ottobre 2021 in riferimento all’accordo del giorno precedente.

I funzionari del blocco insistono sul fatto che non credono che un attacco sia imminente, ma che vale la pena prepararsi in ogni caso. Come parte del piano, le truppe della NATO combatterebbero contro le forze russe sia nella regione baltica che attraverso il Mar Nero. I piani di battaglia si concentrano anche sulla guerra non convenzionale, compreso l’uso di armi nucleari, attacchi informatici e persino conflitti nello spazio.

Tuttavia, il segretario stampa del Cremlino Dmitry Peskov ha criticato l’adozione della strategia venerdì, affermando che non mostra alcuna prospettiva di invertire le relazioni con il blocco. “Non c’è bisogno di dialogo in queste condizioni”, ha affermato, affermando che l’adozione “di un tale concetto da parte della NATO lo conferma ancora una volta”. Secondo lui, “questa alleanza non è stata creata per la pace, è stata concepita, progettata e creata per lo scontro”.

In settimana, due aerei da combattimento sono stati fatti decollare per scortare una coppia di bombardieri strategici americani B-1B statunitensi sul Mar Nero, pochi giorni dopo che i marinai russi hanno intercettato l’USS Chafee mentre si dirigeva verso le acque della Baia di Pietro il Grande, che la Russia mantiene è il suo territorio sovrano.

«Parlando ai dignitari in un discorso al Valdai Discussion Club giovedì, il presidente russo Vladimir Putin ha accusato gli Stati Uniti di “aprire la porta” all’Ucraina che si unisce alla NATO con un recente viaggio del segretario alla Difesa Lloyd Austin a Kiev. Tuttavia, anche senza che la nazione dell’Europa orientale si unisca al blocco, ha affermato, “lo sviluppo militare del territorio è già in corso e questo rappresenta davvero una minaccia per la Federazione Russa”» ha aggiunto RT.

“Domani potrebbero apparire razzi vicino a Kharkov, cosa faremo al riguardo? Non siamo noi a posizionare i nostri missili lì, sono loro che ci infilano i loro sotto il naso”, ha aggiunto Putin.

PIANO CEPA NATO-UE FINANZIATO DA INDUSTRIE DELLE ARMI

Quanto sta accadendo oggi è assolutamente speculare a ciò che è stato preventivato nel progetto CEPA dal cosiddetto Deep State NATO-UE grazie ai contributi di alcune delle più importanti corporations internazionali di armamenti quali l’americana Raytheon (di cui è stato consulente il generale Austin Lloyd prima di diventare capo del Pentagono nell’amministrazione di Joseph Biden) e la tedesca Reihmetall, motivo di scandalo per le bombe costruite in Italia e utilizzate dai paesi arabi (UAE e Arabia Saudita) nello Yemen nonostante l’embargo, proprio in ragione di un sub-appalto Raytheon (poi sospeso da Biden).

«Il progetto si è concentrato su cinque diversi scenari politico-militari ognuno dei quali è stato esaminato da un gruppo di lavoro multinazionale in una serie di workshop sulla mobilità militare che si sono svolti tra settembre e ottobre 2020. Il loro scopo era generare una serie di raccomandazioni sostanziali che, se attuate, farebbe avanzare la mobilità militare in tutta Europa» si legge nella sintesi della relazione del Center for European Policy Analysis.

«In un discorso al seminario plenario sulla mobilità militare nell’ottobre 2020, l’ammiraglio Rob Bauer, capo della difesa dei Paesi Bassi, ha identificato le sfide chiave poste al suo paese come nazione di transito per lo spostamento delle forze militari: la necessità di infrastrutture migliorate; norme e regolamenti chiari e concordati (per merci pericolose, dogane, permessi di circolazione transfrontaliera); comando e controllo in materia di mobilità militare (C2); la creazione di una rete 24 ore su 24, 7 giorni su 7, di punti di contatto nazionali tra la NATO e l’Unione Europea (UE), rispettivamente; l’istituzione di Autorità di Comando Territoriale da parte delle nazioni di transito e ospitanti per facilitare gli spostamenti regolari lungo i corridoi di movimento multimodali, adeguatamente supportati da hub logistici; e la promozione del supporto e della protezione digitali. Questo rapporto cerca di affrontare queste e le relative sfide che la mobilità militare deve affrontare».

Il calendario del progetto è stato gravemente influenzato dalla pandemia di Covid-19. Inizialmente era previsto che la maggior parte del lavoro si sarebbe svolta in un’importante conferenza di Bruxelles nella primavera del 2020. Tuttavia, il blocco di Covid-19 ha costretto il rinvio della conferenza. Alla fine, si è deciso di generare il lavoro attraverso diverse sessioni di gruppi di lavoro virtuali che si sono svolte tra la fine di agosto e l’ottobre 2020, con una conferenza plenaria virtuale culminante il 20 ottobre.

Nel corso della primavera e dell’estate, il CEPA ha ospitato una serie di “comitati” virtuali ogni mese per creare consapevolezza, dare slancio al seminario virtuale sulla mobilità militare e informare ulteriormente lo sforzo. Per brevità citiamo solo il primo e l’ultimo.

2 aprile 2020: “Montagne in movimento in mezzo a una crisi? Aumentare la mobilità militare in Europa”, moderato dal tenente generale in pensione Ben Hodges, cattedra Pershing in studi strategici, CEPA; relatori: il tenente generale in pensione Heinrich Brauss, ex assistente segretario generale per la pianificazione e la politica della difesa presso la NATO; il brigadiere generale in pensione Hans Damen, consigliere strategico di Insparcom; Tania Latici, analista politica presso i Servizi di ricerca del Parlamento europeo; e il professor Dr. Julian Lindley-French, membro anziano dell’Institute for Statecraft.

7 luglio 2020: “Come ci muoviamo: cinque scenari che mettono alla prova la mobilità militare in Europa”, moderato dal tenente generale in pensione Ben Hodges, cattedra Pershing in studi strategici, CEPA; relatori: Dr. Jacek Bartosiak, CEO e fondatore, Strategy&Future; Dr. Oliver Gnad, amministratore delegato, Bureau für Zeitgeschehen; Miriam Ludwig, responsabile del programma, Bureau für Zeitgeschehen; e Charles “Bill” Robinson, capo della divisione Apprendimento integrato, Joint Wargaming e Experimentation, Joint Staff, J7.

IL “CASUS BELLI” CRIMEA DOPO IL GOLPE IN UCRAINA

«Il contesto di sicurezza in Europa è cambiato radicalmente nel 2014 a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina e della sua annessione illegale della Crimea. Da allora, la NATO ha posto una rinnovata enfasi sulla deterrenza e sulla difesa e ha compiuto uno sforzo significativo per rafforzare la sua posizione. In considerazione della politica ormai radicata della Russia di costante confronto, del suo uso della guerra ibrida sia in tempo di pace che durante le crisi, nonché del suo crescente potenziale militare vicino ai confini della NATO, l’Alleanza deve considerare la difesa simultanea e parallela di diverse regioni tutte che potrebbe essere a rischio in una crisi con la Russia. Queste regioni si estendono dalla Norvegia settentrionale e dall’Atlantico settentrionale attraverso il Mar Baltico e le regioni del Mar Nero fino al Mediterraneo».

Questo si legge ancora nelle premesse del “messaggio principale del progetto” in cui ovviamente si omettono tutti i particolari sul sanguinario golpe finanziato dalle ambasciate in Ucraina di alcuni paesi Nato culminato con la strage di piazza Maidan a Kiev in cui morirono 100 esseri umani tra manifestanti e poliziotti, uccisi dai colpi di fucile di cecchini mercenari identificati dai giornali ma mai da un’inchiesta internazionale.

Tra i promotori della Rivoluzione Arancione, già tentata nel 2004 grazie ai finanziamenti dello speculatore mondialista George Soros per sua stessa ammissione, ci fu un reporter musulmano di origini afghane diventato vice diretttore dell’industria bellica nazionale ucraina, a conferma di quanto premi suscitare le proteste di piazza quando si è coperti dal Deep State.
Sull’Ucraina potremmo scrivere altre migliaia di pagine anche in riferimento alla tremenda esecuzione, con granate da mortaio, del reporter italiano Andrea Rocchelli, colpito da brigate della Guardia Nazionale Ucraina in Donbass da cui è scaturito un processo oggetto di pesanti condizionamenti politici internazionali.

Ecco perché l’annessione della Crimea alla Russia, acclamata da un plebiscito nella penisola (donata a suo tempo da Mosca a Kiev) e cementata con il ponte più lungo d’Europa che la collega alla regione russa del Krasnodar, non pare altro che la legittima ed equilibrata risposta geopolitica contro un golpe gestito dall’amministrazione di Barack Obama ed in particolare dall’allora vice presidente Joseph Biden, il cui figlio Hunt, come consulente della società Burisma, speculò sul miraggio del gas e del petrolio del Donbass (dove ancora si combatte).

Questi incisi sono indispensabili per comprendere come la narrativa atlantica sia assolutamente faziosa e, in caso di incremento ed adozione delle direttive del piano teorico CEPA, potrebbe esporci ad accuse di disinformazione con conseguente rischio di intervento militare solo perché entriamo nel dettaglio di fatti che nessuna inchiesta internazionale Onu o della Corte Penale Internazionale dell’Aia ha mai approfondito.

Analogo discorso può essere fatto per il Mar Mediterraneo in riferimento alla Siria o alla Libia. Ma entreremo nel dettaglio dopo l’analisi delle priorità del piano e degli “scenari” di potenziale guerra.

Prima di visionare i cinque scenari di guerra analizzati dal documento CEPA citiamo alcuni di coloro che vi hanno collaborato al fine di evidenziare quanto sia attendbile la sua progettazione e futura realizzazione.

Il Multinazionale Military Mobility Project Team ha unito esperienza e conoscenza ed è stato strutturato con due co-leaders del progetto: Ben Hodges, Pershing Chair in Strategic Studies, Center for European Policy Analysis (United States), Lauren Speranza, Director, Transatlantic Defense and Security Program, Center for European Policy Analysis (United States).

Consulenti sono: Julian Lindley-French (United Kingdom) (lead report author)
Heinrich Brauss (Germany) (lead report author)
Oliver Gnad (scenario design) (Germany)
Miriam Ludwig (scenario design) (Germany). Le industrie partner operanti nel campo della difesa sono General Dynamics European Land Systems, Acrow Corporation of America, DB Cargo,  Oshkosh Defense, Raytheon Missiles & Defense  e Rehinmetall Defence.

Tra i tanti paertecipanti ed organizzatori che accreditano la serietà del piano CEPA figurano ad esempio l’Esercito della Repubblica Ceca, Atlantic Council, Boeing Defense, Space & Security,, European Commission — Directorate-General for Mobility and Transport (DG MOVE), European Defense Agency (EDA), European External Action Service (EEAS) – European Union Military Staff; Security and Defense Policy Division, European Parliament – European Parliamentary Research Service, George C. Marshall European Center for Security Studies, German Federal Armed Forces – Mountain Engineer Battalion; Joint Support and Enabling Service Headquarters (JSES), Ministry of Defense of Latvia – Crisis Management Department, Ministry of Defense of the Netherlands – Task Force Logistics, NATO Allied Joint Force Command Naples (JFC Naples), NATO Force Integration Unit (NFIU) Lithuania, NATO Force Integration Unit (NFIU) Poland, NATO Supreme Headquarters Allied Powers Europe (SHAPE) – Strategic Enablement Directorate (STREN), NATO Joint Force Command Brunssum (JFC Brunssum), Movement and Transportation (M&T), Infrastructure & Engineering (IE), RAND Corporation, Swedish Defense Research Agency, United States Army Europe – 21st Theater Sustainment Command, G4 Mobility Division, United States European Command.

I CINQUE SCENARI DI GUERRA TRA NATO E RUSSIA

«Ogni scenario è stato assegnato a un gruppo di lavoro composto da squadre integrate multinazionali, interfunzionali, civili e militari di circa 20 persone. Hanno tutti goduto della rappresentanza dell’UE, della NATO, dei paesi membri, dell’industria, dei media e del mondo accademico e includevano esperti in materia specifici in aree come cyber, trasporti e logistica».

Questi sono i leaders leader di ogni workshop: Scenario I: John Agoglia (United States),
Scenario II: Jacek Bartosiak (Poland),
Scenario III: Phillip A. Petersen (United States),
Scenario IV: Greg Melcher (United States),
Scenario V: Hans Damen (Netherlands). Vediamo ora quali sono le loro analisi dei potenziali campi di battaglia tra Bruxelles e Mosca.

«È sullo sfondo di un contesto strategico contemporaneo sfidante che è stato istituito il progetto di mobilità militare. Il dilemma essenziale affrontato dalla NATO è questo: mentre i 30 paesi membri dell’Alleanza forniscono una potenza militare molto più aggregata rispetto alla Russia, sono disaggregati per geografia, comando e struttura, nonché per vari livelli e tipi di cultura strategica. La Russia, d’altra parte, può scegliere dove, quando e se applicare una forza localmente schiacciante ovunque sul perimetro sia dell’UE che della NATO. Dato che lo svantaggio alleato potenzialmente critico, una mobilità militare efficace ed efficiente è un elemento critico di deterrenza e difesa credibili, nonché di gestione dell’emergenza regionale, come dimostrato dalla risposta alla pandemia di Covid-19. Sebbene la NATO abbia compiuto progressi significativi nell’adattarsi a un contesto strategico in evoluzione e l’UE abbia dedicato uno sforzo significativo al miglioramento della mobilità militare mediante l’attuazione del Piano d’azione per la mobilità militare, resta ancora molto da fare data la natura in evoluzione della minaccia».

Le parole sembrano attinte da un libro sulla Guerra Fredda quando l’Unione Sovietica minacciava gli USA con i missili a Cuba nonostante proprio in questi giorni, ne parleremo in un altro articolo, il Cremlino abbia deciso di incrementare le forniture di gas indispensabili all’Unione Europea.

«Il presupposto centrale del progetto era che una mobilità militare efficace ed efficiente su strada, ferrovia, mare e aria avrebbe sostenuto e reso possibile una serie di contingenze di gran lunga migliori, dalla crisi dei concorrenti in Europa alle conseguenze del collasso politico, economico e sociale nel Medio Oriente e Nord Africa e la minaccia rappresentata dal terrorismo».

«Con questo in mente, il progetto ha stabilito cinque scenari. Tre degli scenari affrontavano dilemmi militari di alto livello in varie forme in risposta a una possibile minaccia dalla Russia, il che richiederebbe l’uso di una forza significativa, mentre gli altri due scenari consideravano l’uso e l’utilità della forza militare in un ambito molto più ampio spettro di interventi civili-militari. Lo scopo degli scenari è stato quello di testare la mobilità militare in diverse condizioni, ambienti e sfide all’interno del contesto politico e strategico generale qui stabilito» si legge sul documento CEPA.

I punti critici individuati «probabilmente sarebbero anche soggetti a complesse coercizioni strategiche prima di un conflitto militare su vasta scala attraverso lo spettro ibrido della guerra cibernetica di disinformazione, inganno, destabilizzazione, distruzione e distruzione implicita o effettiva», evidenzia l’analisi mirando ancora a screditare la presunta contro-informazione.

«Gli scenari I (la rotta nordico-baltica), II (il corridoio di Suwałki) e III (la porta di Focşani) hanno testato il movimento delle forze per il rinforzo degli alleati orientali situati sui fianchi nord-est e sud-est della NATO. Si sono basati sul quadro politico-militare stabilito dai leader politici della NATO in vari vertici, come il vertice di Varsavia del 2016 in cui i capi di stato e di governo hanno concordato di stabilire due forme di presenza avanzata multinazionale: una presenza avanzata avanzata (eFP) e una Presenza su misura in avanti (tFP). L’eFP è stato istituito per rafforzare gli Stati baltici e la Polonia, che condividono tutti confini comuni con la Russia e potrebbero essere esposti a un potenziale attacco militare diretto da parte della Russia. L’eFP comprende diversi gruppi tattici multinazionali pronti a “combattere stanotte”.

«La tFP in Romania e Bulgaria ha impegnato le forze alleate a rafforzare la difesa dei membri della NATO non direttamente esposti a un potenziale attacco militare da parte delle forze russe. La tFP ha visto la creazione di un quartier generale divisionale multinazionale (sud-est), nonché un quartier generale della brigata multinazionale (sud-est), oltre a circa due battaglioni. Funge anche da quadro per l’esercizio regolare delle forze alleate multinazionali nella regione e include una maggiore presenza aerea e navale della NATO nella regione del Mar Nero».

I cinque scenari di guerra del Piano CEPA e le direttrici europee da rafforzare

«La differenza tra le due forme di “presenza” è essenzialmente temporale. In caso di attacco al sud-est della NATO, la Russia avrebbe bisogno di lanciare un’operazione di sbarco anfibio su larga scala dalla Crimea o prima di sconfiggere le forze ucraine prima di attraversare la Moldova per invadere la Romania, il che implicherebbe preparativi significativi, grandi forze e significativi tempo. Di conseguenza, la NATO avrebbe probabilmente il tempo di preparare la sua difesa collettiva della regione, sebbene soggetta ai vincoli sull’ambiente di mobilità militare sufficientemente permissivi per la NATO per rafforzare le difese nazionali nella regione che è nota per le scarse comunicazioni e collegamenti di trasporto. Tuttavia, mentre la posizione delle forze dell’Alleanza sia nell’eFP che nella tFP riflette il quartier generale e le forze in diversi stati di prontezza, per motivi di rigore metodologico ogni scenario ha testato le ipotesi al peggior caso credibile per ciascuno di essi».

«Gli scenari IV (Balcani occidentali) e V (Libia) hanno testato in modo specifico le ipotesi di pianificazione dell’UE in merito a una possibile risposta alla crisi oltre i rispettivi confini. Tuttavia, mentre lo Scenario IV riguardava il rafforzamento della missione EUFOR in Bosnia-Erzegovina (Operazione Althea) per respingere possibili attività di destabilizzazione serba e russe e ripristinare la stabilità nei Balcani occidentali, lo Scenario V prevedeva una missione autonoma di mantenimento della pace dell’UE senza ricorrere alle risorse della NATO e capacità. Il presupposto è che non ci sarebbero missioni Berlin-Plus oltre a quella esistente in Bosnia-Erzegovina. Di conseguenza, lo scenario ha considerato il modo migliore per dispiegare un pacchetto di forze relativamente piccolo in un’ampia area geografica utilizzando arterie esistenti non rinforzate».

«Scenario I ha esaminato il movimento di un pacchetto di forze NATO definito dalla Norvegia attraverso la Svezia e attraverso il Mar Baltico verso gli Stati baltici e la Polonia. Il suo obiettivo erano le sfide politiche, legali, organizzative e infrastrutturali che sarebbero state affrontate spostando un gruppo di battaglia da Oslo a Stoccolma e poi in Estonia. Lo scenario II ha esaminato il movimento delle forze militari dalla Germania attraverso la Polonia agli stati baltici. Il fulcro dello scenario era il cosiddetto Corridoio Suwałki attraverso il quale le forze alleate avrebbero dovuto passare. Largo circa 40 miglia (60 chilometri) e si estende lungo il confine lituano-polacco tra la Bielorussia e Kaliningrad, il corridoio di Suwałki potrebbe diventare un punto di strozzatura per le forze alleate e tagliare l’asse di approvvigionamento di terra della NATO verso gli stati baltici».

«La difesa degli stati baltici e della Polonia ha spostato l’AOR molto più a est di dove si trovava alla fine della Guerra Fredda. Eppure, solo due strade e una linea ferroviaria attraverso il corridoio di Suwałki consentirebbero alle forze di terra della NATO di rafforzare la regione attraverso la terra. Lo scenario III ha testato il rafforzamento della regione sud-orientale della NATO, in particolare il movimento delle forze attraverso i Carpazi e l’utilità del fiume Danubio per il trasporto militare alla cosiddetta Porta di Focşani, un bacino di terreno adatto per operazioni di manovra e che offre anche un’area militare forza che sarebbe in grado di penetrare la porta da est per guadagnare un viale verso i Balcani occidentali. La sfida essenziale era portare le forze alleate nella regione in forze e in tempo. L’infrastruttura che consentirebbe tale movimento è generalmente vecchia con alcuni POD sotto l’influenza russa».

«Lo scenario IV ha riguardato un’operazione guidata dall’UE, supportata da risorse e capacità della NATO che dovevano essere trasferite in tutta Europa nei Balcani occidentali per ripristinare la stabilità e contrastare l’influenza russa al loro interno. Il focus era sul movimento e l’uso delle forze militari in un ambiente strategico complesso in cui la guerra ibrida e la competizione militare stavano destabilizzando una regione già instabile. Infine, lo Scenario V ha testato le molteplici sfide tecniche, logistiche e militari di spostare una forza attraverso l’Europa e il Mar Mediterraneo in una regione oltre i confini dell’Europa che è stata a lungo soggetta a instabilità, conflitti e guerra civile. Ai fini dello scenario, la comunità internazionale ha deciso un’operazione di terra autorizzata dalle Nazioni Unite con una forza dell’UE al suo interno incaricata di tenere separate le milizie armate».

MOBILITA’ MILITARE: STRATEGIE E FINANZIAMENTI

Nelle lunghe premesse del documento emerso dopo i workshop militari (link integrale a fondo dell’articolo) si fa riferimento ad alcuni nodi cardine che per brevità in alcuni casi elencheremo senza approfondimenti.

«Semplificare i permessi di movimento transfrontaliero: è essenziale che tutte le nazioni europee stabiliscano un processo di approvazione dei movimenti transfrontalieri armonizzato per tutti i movimenti militari in Europa e aboliscano le restrizioni esistenti nella legislazione nazionale. La NATO ha implementato un quadro giuridico attraverso accordi tecnici (AT) sia con gli alleati che con i suoi partner che partecipano al programma Partnership for Peace (PfP). Anche l’Agenzia europea per la difesa (EDA) e 25 nazioni dell’UE stanno lavorando a due TA, una per la superficie e l’altra per il settore aereo, che dovrebbero essere completate entro la primavera del 2021. La Norvegia ha aderito al programma, ed è importante che anche altri alleati europei extracomunitari aderiscano o almeno stabiliscano regole compatibili».

Ciò significa espropriare ogni Stato Sovrano del diritto di valutazione di eventuali movimenti militari che, di fatto, potrebbero mettere in pericolo la sua stessa democrazia ed incolumità.

Tra le altre priorità c’è «standardizzare le normative per il trasporto di merci pericolose: la base giuridica per il trasporto di merci pericolose dovrebbe essere stabilita dagli Stati membri dell’UE e le loro pratiche nazionali dovrebbero essere armonizzate quanto prima per promuovere la circolazione senza attriti» e «standardizzare le procedure doganali: tutti i governi europei dovrebbero applicare procedure doganali semplificate e snelle per il trasporto militare in tutta Europa in tempo di pace e in caso di crisi. Gli alleati della NATO e i loro partner del PfP utilizzano il modulo NATO 302 per l’esenzione dalle dogane relative alla circolazione delle merci per l’utilizzo da parte di una forza di spiegamento. Da parte sua, l’UE ha sviluppato, in piena trasparenza e dialogo con la NATO, il modulo UE 302 che deve essere utilizzato insieme al modulo NATO 302» Ma «al fine di semplificare il processo doganale per tutti i movimenti militari in Europa, la NATO e l’UE dovrebbero compiere uno sforzo congiunto per sviluppare modelli 302 identici.

«Accelerare i tempi di risposta per i permessi di movimento transfrontaliero: l’UE mira a fornire l’autorizzazione ai movimenti diplomatici, transfrontalieri e di transito in tempo di pace per le forze militari entro cinque giorni lavorativi. Per la NATO, questo è troppo lungo dato quanto sia importante essere in grado di rispondere rapidamente a una crisi. La tempistica di pianificazione a livello operativo della NATO è di tre giorni di calendario (72 ore)» è un altro obiettivo cruciale insieme a quelli connessi alle valutazioni delle infrastrutture di trasporto anche con la costruzione di nuovi manufatti idonei ad attrezzature militari poiù pesanti: «Questo perché la combinazione di camion, rimorchio e carro armato pesante potrebbe in futuro superare le 120 tonnellate».

Per attuare ciò, secondo il piano CEPA, è indispensabile «fare pieno uso della politica della rete transeuropea di trasporto della Commissione europea: è essenziale che gli alleati europei della NATO, che sono anche membri dell’UE, in coordinamento con il quartier generale militare della NATO responsabile, presentino proposte di progetto per il duplice uso prioritario (civile e militari) progetti infrastrutturali che potrebbero essere cofinanziati dalla Commissione Europea attraverso la dotazione di mobilità militare del Connecting Europe Facility (CEF)».

Tra le altre priorità c’è quella di «standardizzare le reti di punti di contatto nazionali (POC)» perché «i POC dell’UE e quelli della NATO dovrebbero essere allineati e armonizzati per quanto possibile» ma soprattutto quella di «Istituire Comandi Territoriali Nazionali: dove non esistono ancora, i Comandi Territoriali Nazionali (NTC) dovrebbero essere istituiti in tutte le nazioni di transito e ospitanti e incaricati della fornitura di Host Nation Support (HNS) per il transito o il dispiegamento delle forze».

In tal senso diventa fondamentale «fare pieno uso del Comando congiunto di supporto e abilitazione della NATO: il Comando congiunto di supporto e abilitazione (JSEC) è stato assegnato come Comando congiunto di zona posteriore del Comandante supremo alleato in Europa (SACEUR). È responsabile della gestione dello spazio di battaglia e del flusso di forze in tutta Europa e responsabile della sicurezza dell’area posteriore dell’Area di responsabilità (AOR) di SACEUR. A tal fine dovrebbe anche essere dotato di autorità di coordinamento per tutti i comandi territoriali nazionali e fungere da hub di rete per i rispettivi NPOC per la mobilità militare nelle nazioni di transito».

Per poter affrontare tutte queste sfide logistiche e tecniche il CEPA ritiene necessario «aumentare i finanziamenti dell’UE per la mobilità militare: gli Stati membri dell’UE interessati dovrebbero fare un uso ottimale del Fondo per la mobilità militare (1,69 miliardi di euro a prezzi correnti) per cofinanziare progetti di infrastrutture a duplice uso. Dovrebbero anche prendere in considerazione ulteriori opzioni di finanziamento, ad esempio utilizzando parti dei fondi dell’UE per il recupero e la resilienza (RFF) per tali progetti. Ciò invierebbe un chiaro segnale che l’Europa è seriamente intenzionata a potenziare in modo significativo i propri sforzi per fare di più per la propria sicurezza, oltre a promuovere una migliore condivisione degli oneri transatlantici».
A ciò si aggiunge la possibilità di «estendere il finanziamento comune della NATO: l’Alleanza dovrebbe esplorare un maggiore uso del Programma di investimenti per la sicurezza della NATO (NSIP) per cofinanziare progetti infrastrutturali relativi alla mobilità militare che non possono essere cofinanziati dalla Commissione europea. La NATO dovrebbe anche considerare di contare gli investimenti degli alleati in tali progetti che sono chiaramente dedicati a facilitare la mobilità militare delle forze NATO come parte del parametro di riferimento del 2% (del PIL) di una nazione per la spesa per la difesa».

Per un cittadino Italiano residente nell’Unione Europea che continua a sognare la pace nel mondo non è certo piacevole scoprire che le proprie tasse potrebbero essere utilizzate, seppur in minima parte, per finanziare l’attuazione di un piano CEPA sostenuto dalla Lobby delle Armi in un’ottica solo apparentemente difensiva contro Mosca… Soprattutto perché la Russia del nuovo Zar Vladimir Putin sta diventando il grande baluardo del Cristianesimo contro il dilagante strapotere dell’ateismo, del deismo e del Cattolicesimo deviato seminati dalla Massoneria.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio|GOSPA NEWS|1.11.2021

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