Papa.
Maratona di Firenze, la preghiera del maratoneta in 35 lingue.
Sarà distribuita dai runner del Papa dell’Athletica Vaticana.
Correre pregando in ben 35 lingue: a fare della maratona ancor più una metafora della vita c’è adesso anche la “preghiera del maratoneta”, composta e diffusa dai “runner del Papa” della squadra Atheltica Vaticana. Per la Firenze Marathon, tra sabato 25 e domenica 26 novembre, i podisti vaticani distribuiranno il testo della preghiera ai top runner che punteranno alla vittoria e agli amatori che hanno come obiettivo tagliare il traguardo di piazza Duomo. Rilanciando così la dimensione spirituale della corsa insieme agli atleti di altre religioni e culture. E proprio per condividere “questo messaggio interreligioso di fraternità e di pace” i maratoneti vaticani hanno provveduto a tradurre i versi della preghiera in 35 lingue.
Nel pieno dello sforzo, affascinati della bellezza di Firenze, la potranno così recitare in swahili i fortissimi keniani, in amarico i loro tradizionali antagonisti etiopi e in arabo gli agilissimi campioni magrebini. E potranno pregare nelle loro lingue madri anche gli eritrei e gli altri atleti africani e, insieme a loro, i runner cinesi, giapponesi e indiani, russi e ucraini. Oltre agli idiomi europei, ci sono l’esperanto e due lingue che, trattandosi di Vaticano, non potevano mancare: il latino e il greco.
“La sera prima della gara avremo l’opportunità di recitare tutti insieme la preghiera al termine della “messa del maratoneta” che celebreremo nella basilica di Santa Maria Novella” annuncia monsignor Melchor Sanchez de Toca, sotto-segretario del pontificio consiglio della cultura: è sotto l’egida di questo dicastero che la Segreteria di Stato ha posto il team Athletica Vaticana.
Per la Firenze Marathon la “messa del maratoneta” è ormai, da anni, un punto di riferimento spirituale per volere del patron Giancarlo Romiti che ne ha affidato l’organizzazione a Matteo Del Perugia. Per i maratoneti e i loro familiari ci sarà anche l’opportunità di una visita gratuita della basilica. “Un modo per riscoprire, anche grazie alla corsa, uno dei tesori che è patrimonio dell’umanità, espressione altissima di arte e fede” rilancia monsignor Sanchez. Le letture della messa saranno proclamate in diverse lingue e le traduzioni della “preghiera del maratoneta” saranno disponibili, dunque, in 35 lingue. Un bel modo, insomma, per vivere l’esperienza suggerita dal protagonista del film “Momenti di gloria”: “Quando corro sento che Dio mi sorride”. Del resto, fa presente il monsignore podista (che non sarà al via solo per un infortunio ma ha già dato appuntamento al 2018) “lo stile di Athletica Vaticana è proprio legato a solidarietà e spiritualità: siano 55 atleti, donne e uomini, compresi un bel po’ di monsignori tra i 20 e i 60 anni, tutti “collaboratori del Papa” come le guardie svizzere, i vigili del fuoco e ancora giornalisti, tipografi, falegnami, custodi dei musei vaticani, gendarmi oltre a dipendenti delle ville pontificie, dell’archivio, della biblioteca e della Fabbrica di san Pietro”.
Non sono certo i personal best i primi obiettivi dei “maratoneti del Papa”, anche se tra loro ci sono atleti di buon livello, oltretutto sostenuti dai consigli dei campionissimi delle Fiamme Gialle: dal sacerdote capace di correre i 10km in 34′, alla farmacista che spesso e volentieri taglia per prima il traguardo, fino al giornalista ultramaratoneta dell’Osservatore Romano che tutti i giorni corre 3 ore per andare in redazione. Prossimi impegni per Athletica Vaticana saranno a gennaio la Corsa di Miguel a Roma, “una manifestazione con tantissimi risvolti di solidarietà concreta”, e una serie di “incontri per crescere tecnicamente e umanamente” con il mondo paralimpico e i campioni di Special Olympics. Insomma, i maratoneti vaticani si allenano per rilanciare appelli e messaggi del loro coach spirituale Papa Francesco. Ecco perché nelle prime due gare ufficiali – con tanto di incoraggiamenti del Papa all’Angelus in piazza San Pietro – hanno corso per le strade di Roma, insieme ai runner della comunità islamica e dello storico team ebraico del Maccabi, anche per sostenere un progetto salesiano in favore delle bambine sfruttate in India. “Vogliamo essere testimoni di uno sport puro, solidale, onesto e senza scorciatoie” dichiara il prelato. “La corsa ha un linguaggio semplice e universale: anche la Bibbia è piena di riferimenti in questo senso, basti pensare alle note metafore sportive, anche sulla corsa nello stadio, utilizzate da san Paolo per delineare l’impegno cristiano”.
Nelle grandi maratone, dunque, capiterà sempre più spesso di vedere runner con la canottiera bianco-gialla con impresso lo stemma pontificio e la scritta Athletica vaticana. “Scrivere la parola atletica in latino, con quella H in più – spiega don Melchor – è un piccolo vezzo per caratterizzare la nostra rappresentativa”.
askanews.it | 25.11. 2017