Politica e lingue

La Crusca incontra i liceali del Parini sulla difesa della lingua italiana, ma si accorge che forse il tempo è scaduto.

Milano, i liceali del Parini difendono l’inglese: “E’ veloce e globale, fa parte ormai della nostra vita”.

Faccia a faccia con l’Accademia della Crusca fra i banchi del classico. “L’inglese è una parte di me, io vivo circondato anche dalla cultura americana”, dice uno studente. “Ma l’italiano dà un senso di appartenenza”.

di Tiziana De Giorgio.

L’Accademia della Crusca al liceo Parini di Milano per difendere l’italiano. Un confronto con gli studenti organizzato dallo storico classico di via Goito per riflettere sul ruolo che ha l’inglese oggi sul nostro vocabolario e invitare i ragazzi ad “avere un senso di appartenenza” attraverso il linguaggio che usano. Ma gli studenti replicano: “Anche l’inglese fa parte della nostra cultura”. C’erano il presidente Claudio Marazzini e il presidente onorario Francesco Sabatini davanti alla platea di liceali, insieme con Ilaria Bonomi, ordinaria di linguistica della Statale, e Maria Luisa Villa, docente di Immunologia dello stesso ateneo milanese.

Tutti e quattro appartenenti all’Istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana . “E’ in corso una vera e propria guerra contro la nostra lingua e credo che il problema sia sotto gli occhi di tutti – ha spiegato Marazzini – Ci sono anglismi intraducibili che non si possono sostituire è chiaro. Ma non riesco a capire perché si debba usare location invece di un bel posto o l’espressione all inclusive”. Cita il canale Rai education: “Vi sembra normale che si chiami così? Se fosse ‘Rai educazione’ non educherebbe più?”.

La diffusione dei termini inglesi nel parlato di tutti i giorni, e non solo, è stata definita “una marea che monta” sulla quale intervenire”. Ma quanto il preside Giuseppe Soddu ha dato parola ai ragazzi, le domande sono andate in ben altra direzione. “Ci avete detto che la lingua va tutelata per rispettare il nostro essere – ha detto al microfono uno studente – Però l’inglese è una parte di me, io vivo circondato anche dalla cultura americana. So che questo vale per noi, che siamo di un’altra generazione”. E ancora: “Non ho capito come il termine usato in ambito calcistico monday night possa andare a intaccare l’identità nazionale – ha aggiunto un compagno – Dire ‘il posticipo del lunedì sera’ non è la stessa cosa, è una questione di velocità che l’italiano non ha rispetto all’inglese”.

La prima risposta è arrivata dalla docente di linguistica Bonomi: “E’ vero – ha spiegato – la velocità dell’inglese ha favorito alcune espressioni. Ma non vale per tutte: in molti casi si tende allo snobismo”. Poi, quella presidente della Crusca: “Se veramente voi giovani esprimete questo – ha commentato Marazzini – sento la colpa della classe dirigente italiana che vi ha indirizzati qui ed è gravissimo”. “Dietro all’inglese c’è una fonte di guadagno per gli Stati Uniti e Inghilterra – ha concluso Francesco Sabatini, riflettendo sul paragone fra inglese globale e latino medievale – Il latino era utile e basta, non c’era un’economia dietro. Non siate superficiali su questo”.

(Da milano.repubblica.it, 16/4/2015).

 

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