Betori e il Natale negato: “Un tentativo ridicolo
Condanna totale dell’idea dell’Università Europea di istituire la Festa d’inverno. La sferzata in Cattedrale nell’omelia per i Defunti: “Vittima della cancel culture”.
Il politicamente corretto mostra talvolta un notevole sprezzo del ridicolo: la recente scelta dell’Istituto universitario europeo di Fiesole di cambiare nome alla festa di Natale per i suoi studenti, togliendo ogni riferimento cristiano, ha lasciato perplessi molti, ma qualcuno più di altri. Il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori bolla l’idea come “cancel culture”, un tentativo appunto “ridicolo” di negare il fatto storico della nascita di Gesù. L’occasione per la sferzata è stata la solennità dei Defunti, celebrata ieri pomeriggio in Cattedrale. Nella sua omelia, l’arcivescovo tratta il senso cristiano della morte e della sua accettazione, “soglia che introduce nella gloria e nella luce di Dio”, in contrasto con i “preoccupanti orientamenti che si diffondono nella cultura odierna”, che ripropongono “la figura del defunto, propria delle antiche religioni, come spirito umbratile non riconciliato con la terra, una visione di cui si nutrono fenomeni come spiritismo, magia e superstizione, fino all’aberrazione del satanismo”. Una tendenza che “si manifesta in forme che si vorrebbero giocose, ma che scalfiscono la serietà della morte, nella vacua festa degli spiriti, estranea alla nostra cultura mediterranea”, così come “i tentativi per poter oscurare il problema nella presunzione di poterne essere noi i padroni” in modo da essere “liberi di dare la morte a un feto o a un neonato la cui esistenza viene giudicata di non adeguata qualità”; liberi anche di sopprimere “quanti sono segnati dalla malattia mentale o gli anziani non più consapevoli di sé”; con la sofferenza che “non assume più la forma della cura della persona, ma si traduce nell’aiuto al suicidio”, invece di impegnarsi “perché ogni persona sia sostenuta a vivere fino alla fine una vita dignitosa e i familiari non siano lasciati soli nella disperazione di non poter accedere a cure e assistenza adeguate”. E infine il tacere la morte con un “vitalismo giovanilista senza freni (..) che si inserisce nello sforzo di una certa cultura di cambiare la realtà attraverso la trasformazione del linguaggio”.
Ed è qui che l’attenzione si sposta senza citarla direttamente sull’idea dell’Università Europea “ridicolo tentativo di negare i fatti storici, come il Natale, vittima della cancel culture. L’accoglienza e l’inclusione non consistono nel cancellare ogni identità, riducendo tutto e tutti a un magma indistinto. Si tratta di una deriva, un’imposizione spesso calata dall’alto e non condivisa, neppure da chi dovrebbe essere il beneficiario del politicamente corretto. La convivenza, l’arricchimento di una società non nascono dall’annullamento delle identità, ma dal loro pacifico comporsi. E, su questo fronte, occorre mettere in guardia contro i segnali di ritorno dell’antisemitismo”.
Duccio Moschella | lanazione.it | 3.11.2023