Le liste
In lista con il soprannome, c’è anche «detto Vittorio Sgarbi»
di Enrica Procaccini
Attila, il Flagello di Dio. Garibaldi, l’Eroe dei due mondi. Iosif Vissanonovic Dzugasvili detto Stalin, l’Uomo d’acciaio. Parole che solo a pronunciarle, fanno gonfiare polmoni, faringe e narici. Se la Storia ci consegna questi appellativi, l’attualità, con le liste dei candidati ai Comune e alle municipalità, ci propina Enzo Pizza, Caf e O` Capellone.
Lunga la lista di soprannomi, vezzeggiativi e diminutivi che alcuni candidati, al momento della presentazione della lista, hanno deciso di accostare al proprio nome e cognome.
Magari perché nel loro quartiere sono conosciuti così. E non è proprio il caso di confondere l’elettorato.
In principio fu Pannella, il vecchio leone dei Radicali, che già nel ’ 76 sulla scheda elettorale per il parlamento fece scrivere: Giacinto Pannella, detto Marco. Ma in molti casi, nelle liste napoletane, si tratta di diminutivi. A partire dal candidato sindaco del centrodestra, Giovanni Lettieri, detto Gianni. Si sprecano i Giuseppe, che precisano: detto Peppe. I Francesco con Franco (come Verde del Pd) e i Domenico che c’hanno l’opzione: Mimi o Minimo (come il socialista Palmieri). Poi ci sono i vezzeggiativi.
Erasmo Caccavale, il consigliere comunale uscente che ha tenuto alta la bandiera di Forza Italia
anche dopo la nascita del Pdl (e che oggi si presenta sotto le insegne di Insieme per Napoli) scopriamo che si fa chiamare Chicco. D’altronde lo diceva anche Che Guevara: bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza.
Della stessa scuola deve essere Gennaro Di Tonto, detto Poppy, che si presenta per l’Api. Con lui
in lista anche Pasquale Lettieri, detto Gianni, che diventa così Gianni lettieri, e che ricorda tanto qualcun’altro.
Ma la vera fantasia al potere (o quanto meno quella che aspira a conquistarlo) è nelle municipalità.
Nella seconda, si presentano Giorgio Incontri detto Vittorio Sgarbi, per Sel, e Vincenzo Esposito detto
Enzo Pizza, per il Pd. Nella quarta, per il Pdl c’è Teresa Sampogna detta Caf. Boh. Forse sarà legata a qualche patronato. Più facile da decifrare Antonio Fiorenza detto `O Capellone, candidato consigliere nell’ottava municipalità per Noi Sud.
Nella settima, per Forza del Sud scendono in campo Vincenzo Signoriello detto Matador, come l’attaccante del Napoli, e Tommaso Ciriello detto Maggio, come il difensore.
Quest’ultimo si contende però l’appellativo con Giuseppe Cozzolino, detto anche lui Maggio, anche lui candidato per il movimento di Micciché.
Nella Quarta, spunta il futurista Fabio Piscopo detto Calderon, come il calciatore argentino. Tornando alle liste del Comune, si apre un piccolo giallo. La forzista del Sud Elisa Enza Franco Bono si presenta con la dicitura detta Elckjaer. Tolta la «c», ricorderebbe Preben Elkjaer Larsen, calciatore svedese, meglio noto come «Cavallo pazzo», celebre per il goal senza scarpa segnato alla Juve nell’84.
E invece, cercando in Internet la candidata, si scopre che è ballerina e insegnante di flamenco, e anche di bella presenza. Per i Repubblicani la confusione non c’è: schierano Jarbas Faustino detto Canè. Ed è proprio lui, il calciatore brasiliano e allenatore del Napoli, in carne e ossa.
In lista ancora, Jack, Maga, Lilly, Lello, Checca, Zucchero, Bobo, Velvet e Kestè.
Che dire? Aridateci Baffone.
(Da Il Mattino, 9/5/2011).
l cognomi
di GIORGIO DE RIENZO
Moratti
Non c’è traccia sicura sui repertori affidabili dell’origine del cognome di Letizia
Moratti. L’unica cosa certa è che si tratta di un nome di famiglia assai raro che ha ceppi di
provenienza in Lombardia, nel Friuli e in Emilia. Sull’origine si può fare solo un’ovvia
supposizione: che venga da un personale medioevale Morus, o meglio Moratus, in
arrivo da un soprannome che ha a che vedere con il colore dei capelli o della carnagione.
Pisapia
Per Giuliano Pisapia è sicuro che sia esistito un «Maghenolfus Pisapia», attestato nel 1035
in un documento conservato a Cava de’ Tirreni. Il cognome proprio nella cittadina
campana ha più di un terzo delle sue presenze, per il resto sparse sull’intero territorio.
Potrebbe derivare da un soprannome dialettale che significa «pesa e piglia», dato a chi
esercitasse un commercio.
Palmeri
Esibisce un nome di famiglia che è una variante del ceppo «Palmieri», presente
soprattutto in Sicilia e in genere nel Sud Italia, attestato in documenti che partono dal XII
secolo. Alla base c’è il nome proprio francese «Palmière», derivato da «palma» attraverso il
francese antico «palmier», dato nel Medio Evo a chi si fosse recato in pellegrinaggio in Terra
Santa, riportando con sé una foglia di palma dei luoghi dove visse e morì Gesù Cristo.
Calise
Per Matteo Calise ci si sposta addirittura nei paesi arabi, in cui è presente l’aggettivo
«halis» che significa puro e sincero. Anche questo è cognome assai raro che arriva da un
soprannome dato a persona al di sopra di ogni sospetto. Un «Vito Galisi» si trova in un
documento che ne attesta nel 1527 la presenza a Palermo. C’è un’altra possibilità remota: che
il nome di famiglia si sia formato sul toponimo campano «Calìce». Fatto sta che i Calise sono
presenti soprattutto in Sicilia e in Campania.
(Dal Corriere della Sera cronaca milanese, 14/5/2011).