Ni parolas Esperante

CORSO DI ESPERANTO IN ITALIANO




Il presente corso è un estratto del corso gratuito KIREK della IEJ(Itala Esprantista Janularo). Iscrivetevi, e avrete un Tutor personale a vostra disposizione che vi correggerà gli esercizi e vi chiarirà qualsiasi dubbio, tutto per e-mail!



IEJ Itala Esperantista Junularo – Gioventu' Esperantista Italiana

via Villoresi, 38

IT-200143 Milano Italia

tel. 02-58100857

iej@esperanto.it

http://www.esperanto.it/iej/



Nota sull'ortografia:

per facilitare la distribuzione di questo corso

ovunque in rete, si e' scelto di rappresentare i due segni diacritici

(vale a dire l'accento circonflesso ^, e l'accento circonflesso

rovesciato, non visualizzabile nell'insieme di caratteri standard)

aggiungendo una x immediatamente dopo il carattere. In altre parole,

ogni volta che nel testo incontrerete una delle sequenze



cx

gx

hx

jx

sx



dovrete immaginare di vedere al suo posto, rispettivamente, una c con

sopra un accento circonflesso (^), una g con sopra lo stesso segno,

eccetera. Al posto della combinazione



ux



dovrete immaginare una u con sopra un accento circonflesso capovolto.



Per poter visualizzare e stampare queste lettere speciali col loro

aspetto “vero”, e' necessario installare sul proprio computer un

“font” (cioe' una serie di caratteri) che le comprenda. Se volete

procurarvi (gratuitamente) questi font, chiedete informazioni al

vostro insegnante. Sappiate che esistono altre convenzioni su

internet, ma sono meno usate.



PRIMA LEZIONE


1. UNO SGUARDO PRELIMINARE

2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI

3. EKZERCOJ



1. UNO SGUARDO PRELIMINARE



Tutto cio' che viene scritto qui di seguito verra' ripreso piu'

avanti, quindi non preoccupatevi se non ricordate tutto subito!



Una lingua ruota tutta intorno a cose (sostantivi) e azioni (verbi)

che agiscono su altre cose.



Una cosa… Agisce su… Un'altra cosa



birdo kaptas… insekton.

Un uccello cattura… un insetto.



SOGGETTO (nome) VERBO OGGETTO (nome)



In esperanto la funzione di ogni parola nella frase e' indicata

dalla desinenza (cioe' dalla parte finale) della parola stessa.



Per esempio, tutti i nomi finiscono con la desinenza '-o', alla

quale si aggiunge 'j' per indicare il plurale e 'n' per indicare

l'oggetto:



| SOGGETTO | OGGETTO

———-|——————–|———-

SINGOLARE | -o | -on

———-|——————–|———-

PLURALE | -oj | -ojn





Gli aggettivi funzionano allo stesso modo, ma al posto

della '-o' usano la desinenza '-a':



| SOGGETTO | OGGETTO

———-|——————–|———-

SINGOLARE | -a | -an

———-|——————–|———-

PLURALE | -aj | -ajn





Esempio:



flavAJ birdOJ kaptas nigrAN insektON.

degli uccelli gialli catturano un insetto nero.



Se un nome o un aggettivo fa parte del soggetto (e quindi non ha

la desinenza -N), si puo' dire anche che e' nel caso “nominativo”.



Se invece il nome o l'aggettivo fa parte dell'oggetto (e quindi ha

la desinenza -N), si dice che e' nel caso “accusativo”.





Ora completiamo l'elenco delle desinenze (naturalmente le

spiegheremo tutte nelle lezioni seguenti):



-o sostantivi (con le varianti di cui sopra)



-a aggettivi (con le varianti di cui sopra)



-e avverbi



-i verbi all'infinito



-u verbi al volitivo (imperativo e congiuntivi esortativi)



Vediamo i verbi piu' da vicino. Per mostrare il tempo in cui

un'azione avviene, si attacca alla radice del verbo una delle

seguenti desinenze:



tempo presente -as descrive cosa sta accadendo adesso



tempo passato -is descrive un'azione gia' compiuta



tempo futuro -os descrive un'azione che deve ancora iniziare



condizionale -us descrive un'azione ipotetica



volitivo -u descrive un comando, un desiderio, ecc.





Esempi:



Birdoj kaptis insektojn.

Degli uccelli hanno catturato degli insetti.



Birdoj kaptos insektojn.

Degli uccelli cattureranno degli insetti



Si noti che 'kaptis' in questa frase puo' essere reso anche come

'catturarono'. Torneremo sui verbi in una lezione piu' avanti.

Cio' che importa qui e' che tutti i verbi (compreso il verbo

'essere') seguono queste regole, senza eccezioni.



Ancora un momento sui sostantivi e sugli articoli. In esperanto, i

sostantivi non hanno genere (non esistono desinenze maschili o

femminili, come in italiano o in altre lingue; la differenziazione

tra maschile e femminile viene resa in altro modo).



In esperanto c'e' un'unica parola, “la”, per rendere l'articolo

determinativo (in italiano: “il”, “lo”, “la”, “i”, “gli”, “le”):



la virino = la donna

la birdo = l'uccello

la insektoj = gli insetti



Invece l'articolo indeterminativo (in italiano: “un”, “uno”, “una”)

in esperanto non si esprime, lo si sottintende:



birdo = un uccello

virinoj = delle donne, oppure le donne in generale



Quindi distinguiamo:



Birdoj kaptas insektojn.



da



La birdo kaptis la insekton.



Nel primo caso, sono uccelli e insetti del tutto ipotetici. E'

un'affermazione di valore generale. Nel secondo caso, sono gia'

noti al parlante e all'ascoltatore (per fare un esempio, due ragazzi

sono rimasti a guardare come quell'uccello finalmente ha catturato

l'insetto a cui dava la caccia).





Abbiamo visto come si formano le parole (morfologia). Una breve nota

sintattica, ora. In esperanto l'ordine delle parole conta molto meno

che in italiano. Per esempio, le frasi seguenti descrivono tutte la

medesima azione (viene data solo un'enfasi differente):



Viro legas libron. Viro libron legas.

Libron legas viro. Libron viro legas.

Legas viro libron. Legas libron viro.



Un uomo legge un libro.



Proviamo a cambiare l'ordine della stessa frase in italiano e vediamo

quanto nella nostra lingua l'ordine delle parole sia rigido:



Un uomo legge un libro. *Un uomo un libro legge.

Un libro legge un uomo. *Un libro un uomo legge.

*Legge un uomo un libro. *Legge un libro un uomo.



Ben quattro delle combinazioni sono sgrammaticate (quelle indicate con

l'asterisco), mentre le due combinazioni corrette grammaticamente hanno

significati profondamente diversi. Inoltre la seconda combinazione,

pur corretta grammaticalmente, e' assurda.



Qui di seguito presentiamo alcune parole in esperanto, ciascuna con

la sua radice e la sua desinenza principale: per esempio la parola

“forgesi” (“dimenticare”) e' formata dalla radice “forges-” e dalla

desinenza “-i” (verbo all'infinito).



Negli esempi mettiamo un trattino per separare la radice dalla

desinenza (“forges-i”), ma normalmente in esperanto le si scrive

unite (“forgesi”).



Si noti come la maggior parte delle radici assomigli a parole

italiane, ma non mancano radici di provenienza germanica e slava.



Radici nominali Radici verbali Radici aggettivali



amik-o (amico) far-i (fare) varm-a (caldo)

fil-o (figlio) forges-i (dimenticare) alt-a (alto)

frat-o (fratello) mangx-i (mangiare) bel-a (bello)

libr-o (libro) trink-i (bere) long-a (lungo)

knab-o (ragazzo) vend-i (vendere) dolcx-a (dolce)

patr-o (padre) vid-i (vedere) san-a (sano)

kaf-o (caffe') venk-i (vincere) ver-a (vero)



Si noti come, partendo da una stessa radice e mettendo varie

desinenze al posto di quella principale, si possano formare

molte parole diverse.



Esempi:



venk-i vincere bel-a bello

venk-o vittoria bel-o bellezza

venk-a vittorioso bel-i essere bello

venk-e vittoriosamente bel-e in maniera bella



Questo meccanismo non sempre e' immediato, dipende dalla radice.

E' pero' importantissimo, perche' permette con poche radici

di esprimere moltissimi significati.



Non preoccupatevi, ci ritorneremo. Costruire parole e' utile per

ordinare i concetti e, perche' no? anche divertente.





In esperanto ad ogni lettera corrisponde un solo suono, sempre.

Le cinque vocali (a, e, i, o, u) e anche la maggior parte delle

consonanti si pronunciano come in italiano. Piu' precisamente,

sono identiche all'italiano: b, d, f, k, l, m, n, p, r, t, v.

Invece bisogna fare attenzione alle seguenti:



C sempre come la 'z' dura in 'marzo'

(biciklo, leciono)



Cx sempre dolce come in 'cena'

(cxelo, cxarma)



G sempre glottidale come in 'gatto'

(globo, granda)



Gx sempre dolce come in 'gelato'

(gxardeno, gxoja)



H sempre pronunciata, come nell'inglese 'hello'

(hotelo, homo)



Hx fortemente pronunciata, come nel tedesco 'Bach' o nello

spagnolo 'Juan'

(cxehxo, ehxo, hxoro)



Jx come la 'j' francese di 'jour' o come la trascrizione

'zh' del russo 'Brezhnev' e 'Zhivago'

(jxazo, jxongli)



S sempre sibilante come in 'rosso'

(somero, serpento)



Sx sempre come 'sc' in 'scena'

(sxanco, sxangxi)



Z come la 's' in 'rosa'

(zigomo, zorgi)



Infine, in esperanto esistono due semiconsonanti:



J si pronuncia come la 'i' italiana in 'paio'

(jogurto, ejo)



Ux come la 'u' italiana in 'Claudio'

(auxto, Auxstralio, Euxropo)



Queste due lettere non si considerano vocali, quindi su di esse non

cade mai l'accento.



L'accento cade sempre sulla penultima sillaba, cioe' sulla penultima

vocale.



Attenzione ai 'falsi omofoni' come:



telefOno (e non *telEfono) rapIda (e non *rApida)



In esperanto non esistono le seguenti lettere: Q, W, X, Y.





*********************************************************************



2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI



Leggete la prima lezione tutta d'un fiato, ma prima di cimentarvi con

gli esercizi qui di seguito, provate le seguenti traduzioni e

controllatele con noi.



Altre radici nominali



lakto (latte)

kuko (torta)

pano (pane)

sukero (zucchero)

teo (te')

kuiri (cucinare)



Abbiamo aggiunto alcune radici e desinenze per aiutarvi.



1. L'amico vendera' (del) latte. ('del' non va tradotto)



lakton.



2. La madre beve (del) caffe' con latte e zucchero.



La patrino -n kun kaj



3. Gli insegnanti hanno dimenticato il te'.



-j -n.



4. I ragazzi cucineranno la torta.



-n.



5. La knabinoj vidos la instruiston. [knabinoj = ragazze]







6. La instruisto vidis la knabinojn.







7. La filoj trinkas teon sen lakto. [sen = senza]







8. La birdoj vidis la insektojn.







9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)



fisxo = pesce

fisxa =





9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)



cxevalo = cavallo

cxevala =





Dopo esservi cimentati con queste frasi, eseguite gli esercizi della

prima lezione. Se c'e' qualcosa che non avete capito, assicuratevi di

richiederlo al vostro insegnante.



Noi cercheremo di essere solleciti, ma voi siate pazienti, e

soprattutto:



Bonvenon al esperanto (Benvenuti all'esperanto)!





Soluzioni degli esercizi di cui sopra.



1. La amiko vendos lakton.

2. Patrino trinkas kafon kun lakto kaj sukero.

3. La instruistoj forgesis la teon.

4. La knaboj kuiros la kukon.

5. Le ragazze vedranno l'insegnante.

6. L'insegnante ha visto (vide) le ragazze.

7. I figli bevono del te' senza latte.

8. Gli uccelli hanno visto (videro) gli insetti.

9. fisxa = ittico

10. cxevala = equino, equestre, ippico.



********************estrai il testo da qui***************************



3. EKZERCOJ, Leciono Unua (Esercizi, Prima lezione)



Prendetevi il tempo di cui avete bisogno per tradurre le frasi

seguenti in esperanto. Scrivete le vostre risposte nelle righe poste

tra le domande.



Esempi:



Gli uomini hanno-venduto (delle) torte.

La viroj vendis kukojn.



L' uomo ha-venduto una torta.

La viro vendis kukon.



[Nota]





1. Il padre cucina (una) torta.







2. Il ragazzo mangera' la torta.







3. Il figlio ha-dimenticato il latte.







4. I ragazzi bevono te'.







5. L'amico ha-venduto (del) pane.







6. L'insegnante vede (un) ragazzo.







7. Il figlio ha (un) amico.







8. Il fratello ha-fatto (del) pane.







9. I ragazzi mangeranno la torta.







10. Il padre ha-dimenticato lo zucchero.







11. I ragazzi hanno (degli) amici.







12. I figli hanno visto il pane.







13. I fratelli vendono zucchero.







14. L'insegnante dimentica il ragazzo.







15. L'amico berra' (del) latte.







16. I figli cucinano (delle) torte.







17. Il padre vendera' la torta.







18. L'amico ha-mangiato (del) pane.







19. I ragazzi vedranno gli insegnanti.







20. Gli insegnanti bevono caffe'.



*****************estrai il testo fino a qui**************************



Numeri e colori:





0 nulo

1 unu flava giallo

2 du verda verde

3 tri blua blu

4 kvar blanka bianco

5 kvin nigra nero

6 ses griza grigio

7 sep bruna marrone

8 ok rugxa rosso

9 naux ('gx' come in 'gelato', 'gentile'

10 dek 'z' come in 'rosa')

11 dek unu



20 dudek

21 dudek unu



30 tridek

31 tridek unu





100 cent (pronuncia 'zent' con 'c' come la 'z' di 'marzo')









SECONDA LEZIONE

Rivediamo brevemente le desinenze incontrate finora:



soggetto (nome) azione (verbo) oggetto (nome)

-o -as -on

-is

-oj -os -ojn



Ora diamo un'occhiata a come descrivere le cose: un BUON caffe', un

te' CALDO…



Una parola che descrive un nome, come 'buon' o 'caldo', in



grammatica viene chiamata 'aggettivo'. In esperanto, come abbiamo

gia' accennato, gli aggettivi terminano con la desinenza '-a'.



Come in italiano e in molte altre lingue, la desinenza dell'aggettivo

deve concordare con il nome a cui e' riferito. Se il nome e' plurale,

(desinenza '-j') l'aggettivo andra' anch'esso al plurale. Se il nome

e' all'accusativo (desinenza '-n'), l'aggettivo andra' anch'esso

all'accusativo.



soggetto azione oggetto

bona patro havos bonan filon

un buon padre avra' un buon figlio



bonaj patroj havas bonajn filojn

i padri buoni hanno figli buoni



Attenzione: diversamente dall'italiano, l'aggettivo non dipende

dal genere maschile o femminile:



un bravo ragazzo = bona knabo

una brava ragazza = bona knabino



Vocabolario: in ogni lezione introduciamo circa venti nuove parole;

cercate di impararle e non dimenticate di ripassare le parole della

lezione precedente. Le parole seguenti servono per impratichirsi su

cio' che avete appena imparato.



Vocabolario, seconda lezione:



Aggettivi Nomi Verbi



bela (bello) akvo (acqua) ami (amare)

granda (grande) butiko (negozio) lavi (lavare)

nova (nuovo) limonado (limonata) peti (chiedere per

ottenere)

sana (sano) papero (carta) porti (portare,

indossare)

seka (secco) plumo (penna) renkonti (incontrare)

varma (caldo) taso (tazza) skribi (scrivere)



Gli esercizi di questa lezione sono divisi in tre parti.



********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Dua (parto unua)



1. (Un) ragazzo sano beve (del) latte caldo.







2. Il negozio nuovo vende (dei) biscotti secchi.







3. L'insegnante ha incontrato i nuovi amici.







4. I buoni amici cucineranno (una) buona torta.



*****************estrai il testo fino a qui**************************







Promemoria:

-a -o -as -an -on

-aj -oj -is -ajn -ojn

-os



Le poche radici che abbiamo imparato finora non ci consentono di

variare molto questi esercizi, ma in esperanto, grazie al sistema

di costruzione delle parole, possiamo crearne molte usando pochi

elementi.



Per esempio, il prefisso “mal-” indica il contrario. Percio' avremo:



bona = buono malbona = cattivo

pura = pulito malpura = sporco

sana = sano malsana = malato

ami = amare malami = odiare

amiko = un amico malamiko = un nemico



Il suffisso “-in-“, invece, indica il femminile:



patro = padre patrino = madre

kato = gatto katino = gatta

viro = uomo virino = donna

knabo = ragazzo knabino = ragazza



Il suffisso “-in-” deriva dal tedesco (Student = studente,

Studentin = studentessa).



I prefissi e suffissi si possono anche attaccare direttamente

a una desinenza, ottenendo, per esempio:



mala = contrario (aggettivo)

malo = il contrario (nome)

male = al contrario (avverbio)



ino = femmina

ina = femminile



“kato” indica un gatto maschio o un gatto di sesso imprecisato;

se vogliamo marcare il fatto che e' un maschio, possiamo usare la

radice “vir-” come un prefisso:



vira = maschile

virkato = un gatto maschio



Per parlare del sesso maschile possiamo anche sfruttare il prefisso

“mal-“:



ino = femmina

malino = maschio (il contrario di femmina)



Attenzione: non e' obbligatorio specificare sempre il sesso.

Per esempio, per dire “Giovanna e' un'insegnante”, possiamo dire



Giovanna estas instruistino



ma anche, semplicemente,



Giovanna estas instruisto.



********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Dua (parto dua)



5. La ragazza piccola ha incontrato le sorelle brutte.







6. La tazza vecchia ha (della) limonata nuova.







7. La tazza nuova ha (del) latte vecchio.







8. La madre lavera' le tazze piccole.







9. Il ragazzo piccolo ha portato (del) pane nuovo.







10. (Dell')acqua lava (un) ragazzo piccolo.







*****************estrai il testo fino a qui**************************



La parola “ne” corrisponde sia all'italiano “no”, sia all'italiano

“non”:



ne havi = non avere; ne fari = non fare



“Ne” funziona anche come prefisso:



nemulta = non molto

neesperantisto = uno che non parla l'esperanto



Non confondete “ne-” con “mal-“. Per chiarire la differenza, facciamo

un esempio:



utila = utile

neutila = inutile

malutila = dannoso



“mal-” indica il contrario, mentre “ne-” nega soltanto.



Introduciamo ora i pronomi in rapporto ai verbi. Ricordate che il

verbo essere dell'esempio si comporta come tutti gli altri:



Forma generica (infinito) essere esti



Indicativo presente (forma in -as) io sono mi estas

tu sei vi estas

egli e' li estas

ella e' sxi estas

esso e' gxi estas

noi siamo ni estas

voi siete vi estas

essi sono ili estas

si e' (impersonale) oni estas



Per chi sa un po' d'inglese: notare la somiglianza dei pronomi.



sxi si pronuncia “sci” (inglese: she)



gxi si pronuncia “gi”



vi e' sia singolare che plurale (inglese: you)



In esperanto non si da' del lei, si da' del tu. Se si vuole portare

rispetto, si chiamano le person e per cognome, con anteposto



Sinjoro (abbreviato s-ro) = Signore

Sinjorino (abbreviato s-ino) = Signora

Frauxlino (abbreviato f-ino) = Signorina



Ma se preferite, potete anche non usare mai “frauxlino”,

e chiamare “sinjorino” anche le donne non sposate.



Un'altra notazione. Nonostante non finiscano in -o, anche i pronomi

personali, quando sono all'accusativo, prendono la solita “-n”:



La patrino lavas la knabon. Sxi lavas lin.

La madre lava il ragazzo. Lei lo lava.



Ora che abbiamo imparato i pronomi personali:



mi vi li sxi gxi ni vi ili oni

io tu egli ella esso noi voi essi si



possiamo formare gli aggettivi possessivi:



mia mio, mia

via tuo, tua

lia suo, sua (di lui)

sxia suo, sua (di lei)

gxia suo, sua (di un oggetto inanimato)

nia nostro, nostra

via vostro, vostra

ilia loro

onia di qualcuno (esistono anche altri modi per esprimerlo)



Sono aggettivi perche' modificano, aggiungono informazioni

al nome a cui sono attaccati.



Mia plumo = la mia penna.



Si noti che, come in inglese, se c'e' un aggettivo possessivo

non si deve mettere l'articolo: “la mia penna” si dice

“mia plumo”, non “la mia plumo”.



Per il resto, i possessivi seguono le stesse regole degli

altri aggettivi:



Mia amiko amas mian fratinon.



Miaj amikoj amas miajn fratinojn.



********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Dua (parto tria)



11. Ho dimenticato (la) mia penna.







12. Non abbiamo carta.







13. Mia figlia ha chiesto (del) latte caldo.







14. (Il) suo (di lei) vecchio amico non ha scritto.







15. Incontrerai (i) loro vecchi amici.







16. Lei avra' (dell')acqua calda.







17. (Il) tuo nuovo insegnante ha dimenticato (il) tuo zucchero.







18. I ragazzi odiano (il) nostro nuovo insegnante.







19. Essi vendono te' e (= kaj) caffe'.







20. Venderemo (la) torta di lei e (le) penne di lui.



*****************estrai il testo fino a qui**************************



Non dimenticare di aggiungere al testo estratto e completato il tuo

nome e il tuo indirizzo di posta elettronica. Spedisci questi

esercizi all'indirizzo del tuo insegnante indicato nella lettera di

benvenuto. Indica come soggetto: 'CGE ekz 2'.



LA CURIOSITA'



Molti si stupiscono della scelta degli accenti circonflessi ^ su

alcune lettere. Quando Zamenhof scriveva, la lingua internazionale

era il francese e percio' le tastiere delle macchine da scrivere

avevano, appunto, gli accenti circonflessi. Nessuno avrebbe pensato

che in meno di cento anni si sarebbe imposto l'inglese. Chissa' fra

cent'anni cosa accadra'!



In esperanto gli accenti circonflessi vengono chiamati “cappellini”

(cxapeletoj). Prima della rivoluzione informatica, sui giornali

ciclostilati, venivano messi a mano, uno ad uno.



TERZA LEZIONE
La seconda lezione e' stata intensa. Mettiamo un po' d'ordine a

quanto appreso:



soggetto azione oggetto



-o -as -on

-oj -is -ojn

-os



Esempi:



Mia patrino lavas mian fraton



Niaj fratinoj vidis viajn instruistinojn



L'ordine “soggetto – verbo – oggetto” e' quello piu' usato, ma non

e' obbligatorio: potete cambiarlo per sottolineare maggiormente un

elemento, e il significato della frase restera' chiaro perche' il

ruolo di ogni parola (nome, aggettivo, avverbio…) e' sempre

indicato dalle varie desinenze.



Vediamo un paio di esempi con diverso ordine delle parole e

rispondiamo ad un paio di domande (ricorda di fare attenzione alla

finale di parola).





********************estrai il testo da qui***************************





Ekzercoj, Leciono Tria (parto unua)



1. Mian fraton lavis mia patrino.



Chi viene lavato?

Chi ha compiuto l'azione di lavare?



2. Instruistinojn viajn fratinoj niaj vidis.



Chi e' che ha visto?

Chi e' stato visto?



*****************estrai il testo fino a qui**************************



Andiamo avanti, ora. Ecco le parole nuove della terza lezione.



Vocaboli, lezione tre



Nomi Verbi (all'infinito) Aggettivi

horo (un'ora) atendi (attendere) blanka (bianco)

jaro (un anno) fumi (fumare) blua (blu)

mateno (un mattino) kuri (correre) bruna (marrone)

minuto (un minuto) sati (essere sazio) flava (giallo)

nokto (una notte) promeni (passeggiare) griza (grigio)

semajno (una settimana) respondi (rispondere) nigra (nero)

tago (un giorno) soifi (aver sete) rugxa (rosso)

vespero (una sera) vivi (vivere) verda (verde)

demandi (domandare)



Nota la differenza tra “demandi” (domandare, chiedere per sapere)

e “peti” (chiedere per ottenere qualcosa – vedi “petizione”).



Ricorda anche che la “j” si pronuncia come la “i” in “paio”; cioe'

non costituisce mai una sillaba e non ci cade mai l'accento.



Gli avverbi sono i modificatori dei verbi cosi' come gli aggettivi

lo sono dei nomi. Si usano molto in esperanto, piu' che in italiano,

e precisano le circostanze dell'azione (come, dove, quando essa

avviene).



In esperanto, gli avverbi si ottengono prendendo una radice

(aggettivale, nominale o verbale) e aggiungendo la desinenza “-e”.



Vediamo ancora qualche esempio:



sano = salute

sxi havas bonan sanon = lei ha una buona salute



sana = sano

sxi estas sana = lei e' sana



sani = essere sano

sxi sanas = lei e' sana



sane = in modo sano

sxi sane vivas = lei vive in modo sano



Gli avverbi di solito precedono i verbi, cosi' come gli aggettivi di

solito procedono i nomi che descrivono. Le nostre frasi diventano

sempre piu' ricche di elementi. Tipicamente l'ordine sara':



soggetto avverbio verbo oggetto

-a -o -e -as -an -on

-aj -oj -is -ajn -ojn

-os



Esempio:



La juna instruistino longe riprocxis la maldiligentajn lernantojn

La giovane insegnante rimprovero' a lungo gli allievi negligenti





********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Tria (parto dua)



3. Mio fratello fara'-una-passeggiata in-mattinata.







4. (L')amico di lui ha risposto con-calore.







5. La penna marrone scrive bene.







6. L'insegnante corre male.







7. Nostro padre fuma di-sera.







8. Lui ama lei.







9. Lui ama (la) sorella di lei.







10. Lei ama lui.



*****************estrai il testo fino a qui**************************



I numeri cardinali (uno, due tre…) in esperanto sono:



nulo 0 dek 10 tridek 30

unu 1 dek unu 11 tridek un u 31

du 2 dek du 12 tridek du 32

tri 3 dek tri 13 …

kvar 4 dek kvar 14 kvardek 40

kvin 5 … kvindek 50

ses 6 e cosi' via sesdek 60

sep 7 dudek 20 cent 100

ok 8 dudek unu 21 mil 1 000

naux 9 … miliono 1 000 000



In esperanto i numeri cardinali sono invariabili: non prendono

mai il plurale '-j'e l'accusativo 'n'



I numeri ordinali (primo, secondo, terzo…) in esperanto sono

normali aggettivi: si formano con la desinenza '-a' e possono avere

il plurale '-j' e l'accusativo '-n'.



unua primo dudeka ventesimo

dua secondo sepdekunua settantunesimo

tria terzo centa centesimo



Usando la desinenza '-e' degli avverbi, otterremo:



unue (in primo luogo, per primo, per prima cosa)

due

trie

kvare



Usando la desinenza '-o' dei nomi, avremo:



unuo una unita' kvaro un gruppo di quattro

duo una coppia …

trio una tripletta





********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Tria (parto tria)



11. Il primo uomo ama la seconda donna.







12. La seconda donna odia il primo uomo.







13. Due ragazzi hanno chiesto in-primo-luogo tre biscotti.







14. In-secondo-luogo essi hanno chiesto una limonata.







15. Il negozio ha cucinato del pane nero cattivo.







16. Il negozio cucina male il pane nero.









*****************estrai il testo fino a qui**************************



I verbi intransitivi non fanno passare l'azione da un soggetto ad un

oggetto; invece, sono usati per mostrare lo stato del soggetto. Gli

aggettivi e/o i nomi dopo i verbi intransitivi non costituiscono

un oggetto (e quindi NON hanno la desinenza -N), ma descrivono il

soggetto. Un esempio di verbo intransitivo e' il verbo essere:



Li estas sana. (oppure: li sanas).

Lui e' sano.



Sxi estas instruisto (oppure: instruistino).

Lei e' un'insegnante.



Dire “Sxi estas instruistoN” sarebbe sbagliato!





********************estrai il testo da qui***************************



Ekzercoj, Leciono Tria (parto kvara)



17. Sessanta minuti formano (= sono) un'ora.







18. Ventiquattro ore formano (= sono) un giorno.







19. Sette giorni formano (= sono) una settimana.







20. Il terzo ragazzo e' il mio secondo figlio.





*****************estrai il testo fino a qui**************************





LA CURIOSITA'



Le lingue fonte da cui Zamenhof ha costruito l'esperanto sono: lo

jiddish, lingua-calco ebreo-germanica, la lingua della madre; il

russo, la lingua del padre; il polacco e il tedesco, le lingue della

vita quotidiana; il francese, la lingua internazionale; il latino e

il greco classico, le lingue dei colti; inoltre l'inglese, l'italiano

e lo spagnolo, come conoscenza solo libresca. Da tutte queste lingue

Z. ha preso il meglio e lo ha strutturato in un insieme unitario.

Rispetto a tutti i progetti di lingua pianificata che sono stati

tentati, quello di Z. e' l'unico che non seguisse un rigido criterio



etimologico (di solito prendendo solo radici latine) o criteri

filosofici (come le lingue apriori di Leibniz, Wilkins e di molti

altri eruditi). Per una panoramica approfondita su questo argomento,

si veda, anche in edizione economica:



ECO, La ricerca della lingua perfetta, 1993, Laterza


QUARTA LEZIONE
Diamo ora un'occhiata ai tipi di frase: affermazioni, domande si'/no

e risposte:



Una affermazione: La pano estas blanka.

Il pane e' bianco.



Una domanda: Cxu la pano estas blanka?

Il pane e' bianco?



La risposta (a) Jes, la pano estas bruna.

(b) Ne, la pano ne estas blanka, gxi estas nigra.



Nota: ogni domanda e' basata su un'affermazione; una volta preparata

l'affermazione, anteponiamo il dubitativo “cxu” (letteralm., “forse

che… ?”), e formuliamo la domanda si'/no: “l'affermazione e' vera

o falsa?” Si noti come l'italiano sia piu' sintetico dell'esperanto

– le parole non cambiano – ma come non si capisca, in un testo

scritto, da subito, se la frase e' una domanda. Il punto di domanda

rovesciato spagnolo risolve il problema per i testi scritti, ma

lascia all'intonazione la soluzione nel parlato. L'esperanto (che l'

ha mutuato dal polacco “czy”, ma c'e' anche in latino: loquerisne

latine? alla lettera parli(tu)-domanda latinamente?) hanno un morfema

dedicato apposta a questo. Un esempio per vedere se e' chiaro:



Domanda in italiano: I ragazzi venderanno la torta?



Affermazione sottintesa: (I ragazzi venderanno la torta.)

(La knaboj vendos la kukon.)



Domanda in esperanto: Cxu la knaboj vendos la kukon?



Tutte le domande si'/no funzionano nello stesso modo.



*****************estrai il testo da qui******************************



Ekzercoj, Leciono Kvara (parto unua)



Trasforma le seguenti affermative in domande si'/no:



Mia filo forgesis la teon. ->



Lia patro kuiras panon. ->



La tago estas griza. ->



*****************estrai il testo fino a qui**************************



Nelle prime tre lezioni abbiamo imparato come scrivere semplici frasi

affermative, e ora abbiamo imparato a porre domande si'/no e a

rispondere. Imparati i suoni dell'esperanto, potremo iniziare

conversazioni, nella lezione cinque. (Ricordati di completare gli

esercizi in fondo.)



Ecco l'alfabeto esperanto:



a b c cx d e f g gx h hx i j jx k l m n o p r s sx t u ux v z



Si noti che i nomi delle lettere (a, bi, ci, di) sono in -o come i

sostantivi salvo le cinque vocali:



a, bo, co, cxo, do, e, fo, go, gxo, ho, hxo, i, etc.



Si noti che la “j” e la “ux” sono considerate consonanti: percio' si

pronunceranno jo e uxo.



In italiano le lettere sono 21, in esperanto 28. L'esperanto non ha

le seguenti lettere dell'italiano e dell'inglese: q, w, x, y.

Ci sono inoltre 6 lettere con diacritici (segni aggiuntivi sopra le

lettere):



cx, gx, hx, jx, sx [tutti accenti circonflessi]

ux [segno di breve]





UNA GUIDA PER LA PRONUNCIA





Ricorda, in esperanto: una lettera – un suono. Nessuna eccezione.



L'accento cade SEMPRE sulla penultima (attenzione quindi ai falsi

omofoni con l'italiano).





LE VOCALI



Le cinque vocali non sono un problema per gli italiani. Attenzione

pero' all'accento. Le vocali su cui cade l'accento sono maiuscole.

La colonna di destra esemplifica alcuni falsi omofoni.



a blANka sAna grAnda vArma skandAlo

e bEla plEna vErda pEti numEro

i vIvi Ami trInki fIlo tavOlo

o Ovo dOmo kIo nOva telefOno

u Unu plUmo sUno butIko unIka





LE CONSONANTI



Sono analoghe all'italiano:



b d f j l m n p r t v





Alcune lettere in italiano hanno due suoni, in esperanto percio'

corrispondono a due lettere distinte:



c si pronuncia 'ts' come in “razzo”: dAnco leciOno bicIklo

cx si pronuncia come in “certo”: cxAmbro sandvIcxo cxokolAdo



g si pronuncia come in “gatto”: sagEto gustUmi geografIo

gx si pronuncia come in “gesto”: mAngxi lOgxi sEgxo



s si pronuncia come in “sole”: sUno lAsi sIdi

sx si pronuncia come in “sciarpa”: sxAti pOsxo sxUo



z si pronuncia come la 's' di “rosa”: rOzo zOrgi nAzo



Non presenti in italiano, ma di facile comprensione:



h si pronuncia come il tedesco “heimat”: hEla hAlti hAlo

hx si pronuncia come il tedesco “Bach”: hxaOso hxOro Ehxo

jx si pronuncia come “abat-jour”: jxurnAlo Ajxo jxalUzo



k si pronuncia come la 'c' di “cocco”: kAra lAkto Akvo





La distinzione tra le due acca e' sempre risultata difficile fuori

dai paesi germanici, percio' nel parlato e' praticamente scomparsa,

mentre nello scritto viene gradualmente sostituita dalla kappa.

Esempio:



arhxaismo –> arkaismo (arcaismo)





Ancora una notarella su j e ux. Il suono “ux” si trova di solito nei

dittonghi 'aux' (esempio: auxtomobilo) o 'eux' (esempio: euxropo).



Il suono “jo” si trova spesso con le altre vocali. Le seguenti

combinazioni sono dittonghi, sono cioe' singole sillabe con piu'

suoni vocalici.:



aj come finale e' aggettivo plurale: mAjo kAj bElaj

oj come finale e' sostantivo plurale: knAboj vojAgxi gxOjo

ej forma un suffisso, che vedremo: plEj mEjlo lernEjo

uj forma un altro suffisso: tUj rubUjo monUjo

aux come finale forma molti connettivi: nAUX Antaux jxAUXdo

eux si trova in molte radici: EuxrOpo neuxtrAla EuxklIdo





Negli esempi appena proposti, abbiamo messo in maiuscole le vocali su

cui cade l'accento. Questo per mostrare la regola dell'accento. D'ora

in avanti tali vocali verranno scritte minuscole come le altre.





Ecco una lista di parole tradotte che riproducono i suoni esperanto,

quelli illustrati sopra e gli altri. Leggetele ad alta voce piu' e

piu' volte e la vostra pronuncia migliorera' sensibilmente.



Italio l'Italia lernejo una scuola

antaux prima majo maggio

acxeti comprare mangxi mangiare

biciklo una bicicletta mejlo un miglio

cxambro una stanza monujo un portafogli

cxokolado il cioccolato neuxtrala neutrale

danci ballare ovo un uovo

domo una casa plej il piu'…

ehxo l'eco plena pieno

Euxropo Europa posxo una tasca

Euxklido Euclide sageto una freccetta

geografio la geografia sandvicxo un sandwich

gustumi assaggiare segxo una sedia



gxojo la gioia suno il sole

hxoro un coro sxati piacere

jahxto yacht sxuo una scarpa

juna giovane (agg.) teatrajxo un'opera teatrale

jxaluzo la gelosia tuj immediatamente

jxauxdo giovedi' vojagxi viaggiare

jxurnalo un quotidiano

kio che cosa

leciono una lezione Il miglior consiglio: fate

libro un libro pratica, pratica e ancora

logxi risiedere, abitare pratica!



*****************estrai il testo da qui******************************



Ekzercoj, Leciono Kvara (parto dua)



(Tradurre senza rispondere; le parole da non tradurre non vengono

segnate piu')



1. Il padre cucina una torta?







2. Il figlio ha dimenticato il latte?







3. Il padre vendera' le torte?







4. Un ragazzo sano beve latte caldo?







5. La figlia mangera' un panino?







6. Il nuovo insegnante ha dimenticato il tuo zucchero?







7. Vendono te' e caffe'?







8. La ragazza assetata ha scritto male?







9. Lui e' sano?







10. Sette giorni sono una settimana?











Rispondete in esperanto; usate frasi intere, non solo jes o ne.



11. Il latte e' bianco?







12. L'acqua e' secca?







13. Il sole e' caldo?







14. Tua madre e' una femmina?







15. Indossi una scarpa vuota?







16. Due e due fa quattro? [Usa estas]







17. L'acqua la mangi?







18. Il caffe' e' blu?







19. Sette giorni formano una settimana?







20. Le torte le bevi?







(Le domande sono un molto stupide, ma le risposte sono facili.)







LA CURIOSITA'



La forma del nostro punto di domanda (?) deriva dalla lettera qu

maiuscola (Q). Il latino non aveva punteggiatura ne' segnava quando

finiva una parola e iniziava la successiva (untestoapparivacosi').

Per indicare una frase come domanda si inizio' a postporre una Q

che stava per “quaestione” che significa appunto “domanda” (la parola

latina e' rimasta nell'inglese “question” mentre l'italiano l'ha

modificata un pochino con “questionare”, che non e' un analogo per

“domandare”). Tale Q con il tempo e' stata stilizzata sempre piu'

fino a diventare il nostro punto di domanda.



In italiano esiste un solo diacritico: il puntino sulla i. Nacque

perche' scrivendo in corsivo l'accostamento “ui” senza il puntino e'

indistinguibile dal “iu”. Nel turco, per esempio, la i e' senza il

puntino, perche' la u ha la dieresi (umlaut).


Questo messaggio è stato modificato da: oltremare, 13 Nov 2005 – 21:56 [addsig]

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    tel. 02-58100857

    iej@esperanto.it

    http://www.esperanto.it/iej/

    Nota sull'ortografia:

    per facilitare la distribuzione di questo corso

    ovunque in rete, si e' scelto di rappresentare i due segni diacritici

    (vale a dire l'accento circonflesso ^, e l'accento circonflesso

    rovesciato, non visualizzabile nell'insieme di caratteri standard)

    aggiungendo una x immediatamente dopo il carattere. In altre parole,

    ogni volta che nel testo incontrerete una delle sequenze

    cx

    gx

    hx

    jx

    sx

    dovrete immaginare di vedere al suo posto, rispettivamente, una c con

    sopra un accento circonflesso (^), una g con sopra lo stesso segno,

    eccetera. Al posto della combinazione

    ux

    dovrete immaginare una u con sopra un accento circonflesso capovolto.

    Per poter visualizzare e stampare queste lettere speciali col loro

    aspetto “vero”, e' necessario installare sul proprio computer un

    “font” (cioe' una serie di caratteri) che le comprenda. Se volete

    procurarvi (gratuitamente) questi font, chiedete informazioni al

    vostro insegnante. Sappiate che esistono altre convenzioni su

    internet, ma sono meno usate.

    PRIMA LEZIONE

    1. UNO SGUARDO PRELIMINARE

    2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI

    3. EKZERCOJ

    1. UNO SGUARDO PRELIMINARE

    Tutto cio' che viene scritto qui di seguito verra' ripreso piu'

    avanti, quindi non preoccupatevi se non ricordate tutto subito!

    Una lingua ruota tutta intorno a cose (sostantivi) e azioni (verbi)

    che agiscono su altre cose.

    Una cosa… Agisce su… Un'altra cosa

    birdo kaptas… insekton.

    Un uccello cattura… un insetto.

    SOGGETTO (nome) VERBO OGGETTO (nome)

    In esperanto la funzione di ogni parola nella frase e' indicata

    dalla desinenza (cioe' dalla parte finale) della parola stessa.

    Per esempio, tutti i nomi finiscono con la desinenza '-o', alla

    quale si aggiunge 'j' per indicare il plurale e 'n' per indicare

    l'oggetto:

    | SOGGETTO | OGGETTO

    ———-|——————–|———-

    SINGOLARE | -o | -on

    ———-|——————–|———-

    PLURALE | -oj | -ojn

    Gli aggettivi funzionano allo stesso modo, ma al posto

    della '-o' usano la desinenza '-a':

    | SOGGETTO | OGGETTO

    ———-|——————–|———-

    SINGOLARE | -a | -an

    ———-|——————–|———-

    PLURALE | -aj | -ajn

    Esempio:

    flavAJ birdOJ kaptas nigrAN insektON.

    degli uccelli gialli catturano un insetto nero.

    Se un nome o un aggettivo fa parte del soggetto (e quindi non ha

    la desinenza -N), si puo' dire anche che e' nel caso “nominativo”.

    Se invece il nome o l'aggettivo fa parte dell'oggetto (e quindi ha

    la desinenza -N), si dice che e' nel caso “accusativo”.

    Ora completiamo l'elenco delle desinenze (naturalmente le

    spiegheremo tutte nelle lezioni seguenti):

    -o sostantivi (con le varianti di cui sopra)

    -a aggettivi (con le varianti di cui sopra)

    -e avverbi

    -i verbi all'infinito

    -u verbi al volitivo (imperativo e congiuntivi esortativi)

    Vediamo i verbi piu' da vicino. Per mostrare il tempo in cui

    un'azione avviene, si attacca alla radice del verbo una delle

    seguenti desinenze:

    tempo presente -as descrive cosa sta accadendo adesso

    tempo passato -is descrive un'azione gia' compiuta

    tempo futuro -os descrive un'azione che deve ancora iniziare

    condizionale -us descrive un'azione ipotetica

    volitivo -u descrive un comando, un desiderio, ecc.

    Esempi:

    Birdoj kaptis insektojn.

    Degli uccelli hanno catturato degli insetti.

    Birdoj kaptos insektojn.

    Degli uccelli cattureranno degli insetti

    Si noti che 'kaptis' in questa frase puo' essere reso anche come

    'catturarono'. Torneremo sui verbi in una lezione piu' avanti.

    Cio' che importa qui e' che tutti i verbi (compreso il verbo

    'essere') seguono queste regole, senza eccezioni.

    Ancora un momento sui sostantivi e sugli articoli. In esperanto, i

    sostantivi non hanno genere (non esistono desinenze maschili o

    femminili, come in italiano o in altre lingue; la differenziazione

    tra maschile e femminile viene resa in altro modo).

    In esperanto c'e' un'unica parola, “la”, per rendere l'articolo

    determinativo (in italiano: “il”, “lo”, “la”, “i”, “gli”, “le”):

    la virino = la donna

    la birdo = l'uccello

    la insektoj = gli insetti

    Invece l'articolo indeterminativo (in italiano: “un”, “uno”, “una”)

    in esperanto non si esprime, lo si sottintende:

    birdo = un uccello

    virinoj = delle donne, oppure le donne in generale

    Quindi distinguiamo:

    Birdoj kaptas insektojn.

    da

    La birdo kaptis la insekton.

    Nel primo caso, sono uccelli e insetti del tutto ipotetici. E'

    un'affermazione di valore generale. Nel secondo caso, sono gia'

    noti al parlante e all'ascoltatore (per fare un esempio, due ragazzi

    sono rimasti a guardare come quell'uccello finalmente ha catturato

    l'insetto a cui dava la caccia).

    Abbiamo visto come si formano le parole (morfologia). Una breve nota

    sintattica, ora. In esperanto l'ordine delle parole conta molto meno

    che in italiano. Per esempio, le frasi seguenti descrivono tutte la

    medesima azione (viene data solo un'enfasi differente):

    Viro legas libron. Viro libron legas.

    Libron legas viro. Libron viro legas.

    Legas viro libron. Legas libron viro.

    Un uomo legge un libro.

    Proviamo a cambiare l'ordine della stessa frase in italiano e vediamo

    quanto nella nostra lingua l'ordine delle parole sia rigido:

    Un uomo legge un libro. *Un uomo un libro legge.

    Un libro legge un uomo. *Un libro un uomo legge.

    *Legge un uomo un libro. *Legge un libro un uomo.

    Ben quattro delle combinazioni sono sgrammaticate (quelle indicate con

    l'asterisco), mentre le due combinazioni corrette grammaticamente hanno

    significati profondamente diversi. Inoltre la seconda combinazione,

    pur corretta grammaticalmente, e' assurda.

    Qui di seguito presentiamo alcune parole in esperanto, ciascuna con

    la sua radice e la sua desinenza principale: per esempio la parola

    “forgesi” (“dimenticare”) e' formata dalla radice “forges-” e dalla

    desinenza “-i” (verbo all'infinito).

    Negli esempi mettiamo un trattino per separare la radice dalla

    desinenza (“forges-i”), ma normalmente in esperanto le si scrive

    unite (“forgesi”).

    Si noti come la maggior parte delle radici assomigli a parole

    italiane, ma non mancano radici di provenienza germanica e slava.

    Radici nominali Radici verbali Radici aggettivali

    amik-o (amico) far-i (fare) varm-a (caldo)

    fil-o (figlio) forges-i (dimenticare) alt-a (alto)

    frat-o (fratello) mangx-i (mangiare) bel-a (bello)

    libr-o (libro) trink-i (bere) long-a (lungo)

    knab-o (ragazzo) vend-i (vendere) dolcx-a (dolce)

    patr-o (padre) vid-i (vedere) san-a (sano)

    kaf-o (caffe') venk-i (vincere) ver-a (vero)

    Si noti come, partendo da una stessa radice e mettendo varie

    desinenze al posto di quella principale, si possano formare

    molte parole diverse.

    Esempi:

    venk-i vincere bel-a bello

    venk-o vittoria bel-o bellezza

    venk-a vittorioso bel-i essere bello

    venk-e vittoriosamente bel-e in maniera bella

    Questo meccanismo non sempre e' immediato, dipende dalla radice.

    E' pero' importantissimo, perche' permette con poche radici

    di esprimere moltissimi significati.

    Non preoccupatevi, ci ritorneremo. Costruire parole e' utile per

    ordinare i concetti e, perche' no? anche divertente.

    In esperanto ad ogni lettera corrisponde un solo suono, sempre.

    Le cinque vocali (a, e, i, o, u) e anche la maggior parte delle

    consonanti si pronunciano come in italiano. Piu' precisamente,

    sono identiche all'italiano: b, d, f, k, l, m, n, p, r, t, v.

    Invece bisogna fare attenzione alle seguenti:

    C sempre come la 'z' dura in 'marzo'

    (biciklo, leciono)

    Cx sempre dolce come in 'cena'

    (cxelo, cxarma)

    G sempre glottidale come in 'gatto'

    (globo, granda)

    Gx sempre dolce come in 'gelato'

    (gxardeno, gxoja)

    H sempre pronunciata, come nell'inglese 'hello'

    (hotelo, homo)

    Hx fortemente pronunciata, come nel tedesco 'Bach' o nello

    spagnolo 'Juan'

    (cxehxo, ehxo, hxoro)

    Jx come la 'j' francese di 'jour' o come la trascrizione

    'zh' del russo 'Brezhnev' e 'Zhivago'

    (jxazo, jxongli)

    S sempre sibilante come in 'rosso'

    (somero, serpento)

    Sx sempre come 'sc' in 'scena'

    (sxanco, sxangxi)

    Z come la 's' in 'rosa'

    (zigomo, zorgi)

    Infine, in esperanto esistono due semiconsonanti:

    J si pronuncia come la 'i' italiana in 'paio'

    (jogurto, ejo)

    Ux come la 'u' italiana in 'Claudio'

    (auxto, Auxstralio, Euxropo)

    Queste due lettere non si considerano vocali, quindi su di esse non

    cade mai l'accento.

    L'accento cade sempre sulla penultima sillaba, cioe' sulla penultima

    vocale.

    Attenzione ai 'falsi omofoni' come:

    telefOno (e non *telEfono) rapIda (e non *rApida)

    In esperanto non esistono le seguenti lettere: Q, W, X, Y.

    *********************************************************************

    2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI

    Leggete la prima lezione tutta d'un fiato, ma prima di cimentarvi con

    gli esercizi qui di seguito, provate le seguenti traduzioni e

    controllatele con noi.

    Altre radici nominali

    lakto (latte)

    kuko (torta)

    pano (pane)

    sukero (zucchero)

    teo (te')

    kuiri (cucinare)

    Abbiamo aggiunto alcune radici e desinenze per aiutarvi.

    1. L'amico vendera' (del) latte. ('del' non va tradotto)

    lakton.

    2. La madre beve (del) caffe' con latte e zucchero.

    La patrino -n kun kaj

    3. Gli insegnanti hanno dimenticato il te'.

    -j -n.

    4. I ragazzi cucineranno la torta.

    -n.

    5. La knabinoj vidos la instruiston. [knabinoj = ragazze]

    6. La instruisto vidis la knabinojn.

    7. La filoj trinkas teon sen lakto. [sen = senza]

    8. La birdoj vidis la insektojn.

    9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)

    fisxo = pesce

    fisxa =

    9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)

    cxevalo = cavallo

    cxevala =

    Dopo esservi cimentati con queste frasi, eseguite gli esercizi della

    prima lezione. Se c'e' qualcosa che non avete capito, assicuratevi di

    richiederlo al vostro insegnante.

    Noi cercheremo di essere solleciti, ma voi siate pazienti, e

    soprattutto:

    Bonvenon al esperanto (Benvenuti all'esperanto)!

    Soluzioni degli esercizi di cui sopra.

    1. La amiko vendos lakton.

    2. Patrino trinkas kafon kun lakto kaj sukero.

    3. La instruistoj forgesis la teon.

    4. La knaboj kuiros la kukon.

    5. Le ragazze vedranno l'insegnante.

    6. L'insegnante ha visto (vide) le ragazze.

    7. I figli bevono del te' senza latte.

    8. Gli uccelli hanno visto (videro) gli insetti.

    9. fisxa = ittico

    10. cxevala = equino, equestre, ippico.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    3. EKZERCOJ, Leciono Unua (Esercizi, Prima lezione)

    Prendetevi il tempo di cui avete bisogno per tradurre le frasi

    seguenti in esperanto. Scrivete le vostre risposte nelle righe poste

    tra le domande.

    Esempi:

    Gli uomini hanno-venduto (delle) torte.

    La viroj vendis kukojn.

    L' uomo ha-venduto una torta.

    La viro vendis kukon.

    [Nota]

    1. Il padre cucina (una) torta.

    2. Il ragazzo mangera' la torta.

    3. Il figlio ha-dimenticato il latte.

    4. I ragazzi bevono te'.

    5. L'amico ha-venduto (del) pane.

    6. L'insegnante vede (un) ragazzo.

    7. Il figlio ha (un) amico.

    8. Il fratello ha-fatto (del) pane.

    9. I ragazzi mangeranno la torta.

    10. Il padre ha-dimenticato lo zucchero.

    11. I ragazzi hanno (degli) amici.

    12. I figli hanno visto il pane.

    13. I frat
    elli vendono zucchero.

    14. L'insegnante dimentica il ragazzo.

    15. L'amico berra' (del) latte.

    16. I figli cucinano (delle) torte.

    17. Il padre vendera' la torta.

    18. L'amico ha-mangiato (del) pane.

    19. I ragazzi vedranno gli insegnanti.

    20. Gli insegnanti bevono caffe'.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Numeri e colori:

    0 nulo

    1 unu flava giallo

    2 du verda verde

    3 tri blua blu

    4 kvar blanka bianco

    5 kvin nigra nero

    6 ses griza grigio

    7 sep bruna marrone

    8 ok rugxa rosso

    9 naux ('gx' come in 'gelato', 'gentile'

    10 dek 'z' come in 'rosa')

    11 dek unu

    20 dudek

    21 dudek unu

    30 tridek

    31 tridek unu

    100 cent (pronuncia 'zent' con 'c' come la 'z' di 'marzo')

    SECONDA LEZIONE

    Rivediamo brevemente le desinenze incontrate finora:

    soggetto (nome) azione (verbo) oggetto (nome)

    -o -as -on

    -is

    -oj -os -ojn

    Ora diamo un'occhiata a come descrivere le cose: un BUON caffe', un

    te' CALDO…

    Una parola che descrive un nome, come 'buon' o 'caldo', in

    grammatica viene chiamata 'aggettivo'. In esperanto, come abbiamo

    gia' accennato, gli aggettivi terminano con la desinenza '-a'.

    Come in italiano e in molte altre lingue, la desinenza dell'aggettivo

    deve concordare con il nome a cui e' riferito. Se il nome e' plurale,

    (desinenza '-j') l'aggettivo andra' anch'esso al plurale. Se il nome

    e' all'accusativo (desinenza '-n'), l'aggettivo andra' anch'esso

    all'accusativo.

    soggetto azione oggetto

    bona patro havos bonan filon

    un buon padre avra' un buon figlio

    bonaj patroj havas bonajn filojn

    i padri buoni hanno figli buoni

    Attenzione: diversamente dall'italiano, l'aggettivo non dipende

    dal genere maschile o femminile:

    un bravo ragazzo = bona knabo

    una brava ragazza = bona knabino

    Vocabolario: in ogni lezione introduciamo circa venti nuove parole;

    cercate di impararle e non dimenticate di ripassare le parole della

    lezione precedente. Le parole seguenti servono per impratichirsi su

    cio' che avete appena imparato.

    Vocabolario, seconda lezione:

    Aggettivi Nomi Verbi

    bela (bello) akvo (acqua) ami (amare)

    granda (grande) butiko (negozio) lavi (lavare)

    nova (nuovo) limonado (limonata) peti (chiedere per

    ottenere)

    sana (sano) papero (carta) porti (portare,

    indossare)

    seka (secco) plumo (penna) renkonti (incontrare)

    varma (caldo) taso (tazza) skribi (scrivere)

    Gli esercizi di questa lezione sono divisi in tre parti.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto unua)

    1. (Un) ragazzo sano beve (del) latte caldo.

    2. Il negozio nuovo vende (dei) biscotti secchi.

    3. L'insegnante ha incontrato i nuovi amici.

    4. I buoni amici cucineranno (una) buona torta.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Promemoria:

    -a -o -as -an -on

    -aj -oj -is -ajn -ojn

    -os

    Le poche radici che abbiamo imparato finora non ci consentono di

    variare molto questi esercizi, ma in esperanto, grazie al sistema

    di costruzione delle parole, possiamo crearne molte usando pochi

    elementi.

    Per esempio, il prefisso “mal-” indica il contrario. Percio' avremo:

    bona = buono malbona = cattivo

    pura = pulito malpura = sporco

    sana = sano malsana = malato

    ami = amare malami = odiare

    amiko = un amico malamiko = un nemico

    Il suffisso “-in-“, invece, indica il femminile:

    patro = padre patrino = madre

    kato = gatto katino = gatta

    viro = uomo virino = donna

    knabo = ragazzo knabino = ragazza

    Il suffisso “-in-” deriva dal tedesco (Student = studente,

    Studentin = studentessa).

    I prefissi e suffissi si possono anche attaccare direttamente

    a una desinenza, ottenendo, per esempio:

    mala = contrario (aggettivo)

    malo = il contrario (nome)

    male = al contrario (avverbio)

    ino = femmina

    ina = femminile

    “kato” indica un gatto maschio o un gatto di sesso imprecisato;

    se vogliamo marcare il fatto che e' un maschio, possiamo usare la

    radice “vir-” come un prefisso:

    vira = maschile

    virkato = un gatto maschio

    Per parlare del sesso maschile possiamo anche sfruttare il prefisso

    “mal-“:

    ino = femmina

    malino = maschio (il contrario di femmina)

    Attenzione: non e' obbligatorio specificare sempre il sesso.

    Per esempio, per dire “Giovanna e' un'insegnante”, possiamo dire

    Giovanna estas instruistino

    ma anche, semplicemente,

    Giovanna estas instruisto.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto dua)

    5. La ragazza piccola ha incontrato le sorelle brutte.

    6. La tazza vecchia ha (della) limonata nuova.

    7. La tazza nuova ha (del) latte vecchio.

    8. La madre lavera' le tazze piccole.

    9. Il ragazzo piccolo ha portato (del) pane nuovo.

    10. (Dell')acqua lava (un) ragazzo piccolo.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    La parola “ne” corrisponde sia all'italiano “no”, sia all'italiano

    “non”:

    ne havi = non avere; ne fari = non fare

    “Ne” funziona anche come prefisso:

    nemulta = non molto

    neesperantisto = uno che non parla l'esperanto

    Non confondete “ne-” con “mal-“. Per chiarire la differenza, facciamo

    un esempio:

    utila = utile

    neutila = inutile

    malutila = dannoso

    “mal-” indica il contrario, mentre “ne-” nega soltanto.

    Introduciamo ora i pronomi in rapporto ai verbi. Ricordate che il

    verbo essere dell'esempio si comporta come tutti gli altri:

    Forma generica (infinito) essere esti

    Indicativo presente (forma in -as) io sono mi estas

    tu sei vi estas

    egli e' li estas

    ella e' sxi estas

    esso e' gxi estas

    noi siamo ni estas

    voi siete vi estas

    essi sono ili estas

    si e' (impersonale) oni estas

    Per chi sa un po' d'inglese: notare la somiglianza dei pronomi.

    sxi si pronuncia “sci” (inglese: she)

    gxi si pronuncia “gi”

    vi e' sia singolare che plurale (inglese: you)

    In esperanto non si da' del lei, si da' del tu. Se si vuole portare

    rispetto, si chiamano le pe
    rsone per cognome, con anteposto

    Sinjoro (abbreviato s-ro) = Signore

    Sinjorino (abbreviato s-ino) = Signora

    Frauxlino (abbreviato f-ino) = Signorina

    Ma se preferite, potete anche non usare mai “frauxlino”,

    e chiamare “sinjorino” anche le donne non sposate.

    Un'altra notazione. Nonostante non finiscano in -o, anche i pronomi

    personali, quando sono all'accusativo, prendono la solita “-n”:

    La patrino lavas la knabon. Sxi lavas lin.

    La madre lava il ragazzo. Lei lo lava.

    Ora che abbiamo imparato i pronomi personali:

    mi vi li sxi gxi ni vi ili oni

    io tu egli ella esso noi voi essi si

    possiamo formare gli aggettivi possessivi:

    mia mio, mia

    via tuo, tua

    lia suo, sua (di lui)

    sxia suo, sua (di lei)

    gxia suo, sua (di un oggetto inanimato)

    nia nostro, nostra

    via vostro, vostra

    ilia loro

    onia di qualcuno (esistono anche altri modi per esprimerlo)

    Sono aggettivi perche' modificano, aggiungono informazioni

    al nome a cui sono attaccati.

    Mia plumo = la mia penna.

    Si noti che, come in inglese, se c'e' un aggettivo possessivo

    non si deve mettere l'articolo: “la mia penna” si dice

    “mia plumo”, non “la mia plumo”.

    Per il resto, i possessivi seguono le stesse regole degli

    altri aggettivi:

    Mia amiko amas mian fratinon.

    Miaj amikoj amas miajn fratinojn.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto tria)

    11. Ho dimenticato (la) mia penna.

    12. Non abbiamo carta.

    13. Mia figlia ha chiesto (del) latte caldo.

    14. (Il) suo (di lei) vecchio amico non ha scritto.

    15. Incontrerai (i) loro vecchi amici.

    16. Lei avra' (dell')acqua calda.

    17. (Il) tuo nuovo insegnante ha dimenticato (il) tuo zucchero.

    18. I ragazzi odiano (il) nostro nuovo insegnante.

    19. Essi vendono te' e (= kaj) caffe'.

    20. Venderemo (la) torta di lei e (le) penne di lui.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Non dimenticare di aggiungere al testo estratto e completato il tuo

    nome e il tuo indirizzo di posta elettronica. Spedisci questi

    esercizi all'indirizzo del tuo insegnante indicato nella lettera di

    benvenuto. Indica come soggetto: 'CGE ekz 2'.

    LA CURIOSITA'

    Molti si stupiscono della scelta degli accenti circonflessi ^ su

    alcune lettere. Quando Zamenhof scriveva, la lingua internazionale

    era il francese e percio' le tastiere delle macchine da scrivere

    avevano, appunto, gli accenti circonflessi. Nessuno avrebbe pensato

    che in meno di cento anni si sarebbe imposto l'inglese. Chissa' fra

    cent'anni cosa accadra'!

    In esperanto gli accenti circonflessi vengono chiamati “cappellini”

    (cxapeletoj). Prima della rivoluzione informatica, sui giornali

    ciclostilati, venivano messi a mano, uno ad uno.

    TERZA LEZIONE
    La seconda lezione e' stata intensa. Mettiamo un po' d'ordine a

    quanto appreso:

    soggetto azione oggetto

    -o -as -on

    -oj -is -ojn

    -os

    Esempi:

    Mia patrino lavas mian fraton

    Niaj fratinoj vidis viajn instruistinojn

    L'ordine “soggetto – verbo – oggetto” e' quello piu' usato, ma non

    e' obbligatorio: potete cambiarlo per sottolineare maggiormente un

    elemento, e il significato della frase restera' chiaro perche' il

    ruolo di ogni parola (nome, aggettivo, avverbio…) e' sempre

    indicato dalle varie desinenze.

    Vediamo un paio di esempi con diverso ordine delle parole e

    rispondiamo ad un paio di domande (ricorda di fare attenzione alla

    finale di parola).

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto unua)

    1. Mian fraton lavis mia patrino.

    Chi viene lavato?

    Chi ha compiuto l'azione di lavare?

    2. Instruistinojn viajn fratinoj niaj vidis.

    Chi e' che ha visto?

    Chi e' stato visto?

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Andiamo avanti, ora. Ecco le parole nuove della terza lezione.

    Vocaboli, lezione tre

    Nomi Verbi (all'infinito) Aggettivi

    horo (un'ora) atendi (attendere) blanka (bianco)

    jaro (un anno) fumi (fumare) blua (blu)

    mateno (un mattino) kuri (correre) bruna (marrone)

    minuto (un minuto) sati (essere sazio) flava (giallo)

    nokto (una notte) promeni (passeggiare) griza (grigio)

    semajno (una settimana) respondi (rispondere) nigra (nero)

    tago (un giorno) soifi (aver sete) rugxa (rosso)

    vespero (una sera) vivi (vivere) verda (verde)

    demandi (domandare)

    Nota la differenza tra “demandi” (domandare, chiedere per sapere)

    e “peti” (chiedere per ottenere qualcosa – vedi “petizione”).

    Ricorda anche che la “j” si pronuncia come la “i” in “paio”; cioe'

    non costituisce mai una sillaba e non ci cade mai l'accento.

    Gli avverbi sono i modificatori dei verbi cosi' come gli aggettivi

    lo sono dei nomi. Si usano molto in esperanto, piu' che in italiano,

    e precisano le circostanze dell'azione (come, dove, quando essa

    avviene).

    In esperanto, gli avverbi si ottengono prendendo una radice

    (aggettivale, nominale o verbale) e aggiungendo la desinenza “-e”.

    Vediamo ancora qualche esempio:

    sano = salute

    sxi havas bonan sanon = lei ha una buona salute

    sana = sano

    sxi estas sana = lei e' sana

    sani = essere sano

    sxi sanas = lei e' sana

    sane = in modo sano

    sxi sane vivas = lei vive in modo sano

    Gli avverbi di solito precedono i verbi, cosi' come gli aggettivi di

    solito procedono i nomi che descrivono. Le nostre frasi diventano

    sempre piu' ricche di elementi. Tipicamente l'ordine sara':

    soggetto avverbio verbo oggetto

    -a -o -e -as -an -on

    -aj -oj -is -ajn -ojn

    -os

    Esempio:

    La juna instruistino longe riprocxis la maldiligentajn lernantojn

    La giovane insegnante rimprovero' a lungo gli allievi negligenti

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto dua)

    3. Mio fratello fara'-una-passeggiata in-mattinata.

    4. (L')amico di lui ha risposto con-calore.

    5. La penna marrone scrive bene.

    6. L'insegnante corre male.

    7. Nostro padre fuma di-sera.

    8. Lui ama lei.

    9. Lui ama (la) sorella di lei.

    10. Lei ama lui.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    I numeri cardinali (uno, due tre…) in esperanto sono:

    nulo 0 dek 10 tridek 30

    unu 1 dek unu 11 tride
    k unu 31

    du 2 dek du 12 tridek du 32

    tri 3 dek tri 13 …

    kvar 4 dek kvar 14 kvardek 40

    kvin 5 … kvindek 50

    ses 6 e cosi' via sesdek 60

    sep 7 dudek 20 cent 100

    ok 8 dudek unu 21 mil 1 000

    naux 9 … miliono 1 000 000

    In esperanto i numeri cardinali sono invariabili: non prendono

    mai il plurale '-j'e l'accusativo 'n'

    I numeri ordinali (primo, secondo, terzo…) in esperanto sono

    normali aggettivi: si formano con la desinenza '-a' e possono avere

    il plurale '-j' e l'accusativo '-n'.

    unua primo dudeka ventesimo

    dua secondo sepdekunua settantunesimo

    tria terzo centa centesimo

    Usando la desinenza '-e' degli avverbi, otterremo:

    unue (in primo luogo, per primo, per prima cosa)

    due

    trie

    kvare

    Usando la desinenza '-o' dei nomi, avremo:

    unuo una unita' kvaro un gruppo di quattro

    duo una coppia …

    trio una tripletta

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto tria)

    11. Il primo uomo ama la seconda donna.

    12. La seconda donna odia il primo uomo.

    13. Due ragazzi hanno chiesto in-primo-luogo tre biscotti.

    14. In-secondo-luogo essi hanno chiesto una limonata.

    15. Il negozio ha cucinato del pane nero cattivo.

    16. Il negozio cucina male il pane nero.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    I verbi intransitivi non fanno passare l'azione da un soggetto ad un

    oggetto; invece, sono usati per mostrare lo stato del soggetto. Gli

    aggettivi e/o i nomi dopo i verbi intransitivi non costituiscono

    un oggetto (e quindi NON hanno la desinenza -N), ma descrivono il

    soggetto. Un esempio di verbo intransitivo e' il verbo essere:

    Li estas sana. (oppure: li sanas).

    Lui e' sano.

    Sxi estas instruisto (oppure: instruistino).

    Lei e' un'insegnante.

    Dire “Sxi estas instruistoN” sarebbe sbagliato!

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto kvara)

    17. Sessanta minuti formano (= sono) un'ora.

    18. Ventiquattro ore formano (= sono) un giorno.

    19. Sette giorni formano (= sono) una settimana.

    20. Il terzo ragazzo e' il mio secondo figlio.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    LA CURIOSITA'

    Le lingue fonte da cui Zamenhof ha costruito l'esperanto sono: lo

    jiddish, lingua-calco ebreo-germanica, la lingua della madre; il

    russo, la lingua del padre; il polacco e il tedesco, le lingue della

    vita quotidiana; il francese, la lingua internazionale; il latino e

    il greco classico, le lingue dei colti; inoltre l'inglese, l'italiano

    e lo spagnolo, come conoscenza solo libresca. Da tutte queste lingue

    Z. ha preso il meglio e lo ha strutturato in un insieme unitario.

    Rispetto a tutti i progetti di lingua pianificata che sono stati

    tentati, quello di Z. e' l'unico che non seguisse un rigido criterio

    etimologico (di solito prendendo solo radici latine) o criteri

    filosofici (come le lingue apriori di Leibniz, Wilkins e di molti

    altri eruditi). Per una panoramica approfondita su questo argomento,

    si veda, anche in edizione economica:

    ECO, La ricerca della lingua perfetta, 1993, Laterza

    QUARTA LEZIONE
    Diamo ora un'occhiata ai tipi di frase: affermazioni, domande si'/no

    e risposte:

    Una affermazione: La pano estas blanka.

    Il pane e' bianco.

    Una domanda: Cxu la pano estas blanka?

    Il pane e' bianco?

    La risposta (a) Jes, la pano estas bruna.

    (b) Ne, la pano ne estas blanka, gxi estas nigra.

    Nota: ogni domanda e' basata su un'affermazione; una volta preparata

    l'affermazione, anteponiamo il dubitativo “cxu” (letteralm., “forse

    che… ?”), e formuliamo la domanda si'/no: “l'affermazione e' vera

    o falsa?” Si noti come l'italiano sia piu' sintetico dell'esperanto

    – le parole non cambiano – ma come non si capisca, in un testo

    scritto, da subito, se la frase e' una domanda. Il punto di domanda

    rovesciato spagnolo risolve il problema per i testi scritti, ma

    lascia all'intonazione la soluzione nel parlato. L'esperanto (che l'

    ha mutuato dal polacco “czy”, ma c'e' anche in latino: loquerisne

    latine? alla lettera parli(tu)-domanda latinamente?) hanno un morfema

    dedicato apposta a questo. Un esempio per vedere se e' chiaro:

    Domanda in italiano: I ragazzi venderanno la torta?

    Affermazione sottintesa: (I ragazzi venderanno la torta.)

    (La knaboj vendos la kukon.)

    Domanda in esperanto: Cxu la knaboj vendos la kukon?

    Tutte le domande si'/no funzionano nello stesso modo.

    *****************estrai il testo da qui******************************

    Ekzercoj, Leciono Kvara (parto unua)

    Trasforma le seguenti affermative in domande si'/no:

    Mia filo forgesis la teon. ->

    Lia patro kuiras panon. ->

    La tago estas griza. ->

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Nelle prime tre lezioni abbiamo imparato come scrivere semplici frasi

    affermative, e ora abbiamo imparato a porre domande si'/no e a

    rispondere. Imparati i suoni dell'esperanto, potremo iniziare

    conversazioni, nella lezione cinque. (Ricordati di completare gli

    esercizi in fondo.)

    Ecco l'alfabeto esperanto:

    a b c cx d e f g gx h hx i j jx k l m n o p r s sx t u ux v z

    Si noti che i nomi delle lettere (a, bi, ci, di) sono in -o come i

    sostantivi salvo le cinque vocali:

    a, bo, co, cxo, do, e, fo, go, gxo, ho, hxo, i, etc.

    Si noti che la “j” e la “ux” sono considerate consonanti: percio' si

    pronunceranno jo e uxo.

    In italiano le lettere sono 21, in esperanto 28. L'esperanto non ha

    le seguenti lettere dell'italiano e dell'inglese: q, w, x, y.

    Ci sono inoltre 6 lettere con diacritici (segni aggiuntivi sopra le

    lettere):

    cx, gx, hx, jx, sx [tutti accenti circonflessi]

    ux [segno di breve]

    UNA GUIDA PER LA PRONUNCIA

    Ricorda, in esperanto: una lettera – un suono. Nessuna eccezione.

    L'accento cade SEMPRE sulla penultima (attenzione quindi ai falsi

    omofoni con l'italiano).

    LE VOCALI

    Le cinque vocali non sono un problema per gli italiani. Attenzione

    pero' all'accento. Le vocali su cui cade l'accento sono maiuscole.

    La colonna di destra esemplifica alcuni falsi omofoni.

    a blANka sAna grAnda vArma skandAlo

    e bEla plEna vErda pEti numEro

    i vIvi Ami trInki fIlo tavOlo

    o Ovo dOmo kIo nOva telefOno

    u Unu plUmo sUno butIko unIka

    LE CONSONANTI

    Sono analoghe all'italiano:

    b d f j l m n p r
    t v

    Alcune lettere in italiano hanno due suoni, in esperanto percio'

    corrispondono a due lettere distinte:

    c si pronuncia 'ts' come in “razzo”: dAnco leciOno bicIklo

    cx si pronuncia come in “certo”: cxAmbro sandvIcxo cxokolAdo

    g si pronuncia come in “gatto”: sagEto gustUmi geografIo

    gx si pronuncia come in “gesto”: mAngxi lOgxi sEgxo

    s si pronuncia come in “sole”: sUno lAsi sIdi

    sx si pronuncia come in “sciarpa”: sxAti pOsxo sxUo

    z si pronuncia come la 's' di “rosa”: rOzo zOrgi nAzo

    Non presenti in italiano, ma di facile comprensione:

    h si pronuncia come il tedesco “heimat”: hEla hAlti hAlo

    hx si pronuncia come il tedesco “Bach”: hxaOso hxOro Ehxo

    jx si pronuncia come “abat-jour”: jxurnAlo Ajxo jxalUzo

    k si pronuncia come la 'c' di “cocco”: kAra lAkto Akvo

    La distinzione tra le due acca e' sempre risultata difficile fuori

    dai paesi germanici, percio' nel parlato e' praticamente scomparsa,

    mentre nello scritto viene gradualmente sostituita dalla kappa.

    Esempio:

    arhxaismo –> arkaismo (arcaismo)

    Ancora una notarella su j e ux. Il suono “ux” si trova di solito nei

    dittonghi 'aux' (esempio: auxtomobilo) o 'eux' (esempio: euxropo).

    Il suono “jo” si trova spesso con le altre vocali. Le seguenti

    combinazioni sono dittonghi, sono cioe' singole sillabe con piu'

    suoni vocalici.:

    aj come finale e' aggettivo plurale: mAjo kAj bElaj

    oj come finale e' sostantivo plurale: knAboj vojAgxi gxOjo

    ej forma un suffisso, che vedremo: plEj mEjlo lernEjo

    uj forma un altro suffisso: tUj rubUjo monUjo

    aux come finale forma molti connettivi: nAUX Antaux jxAUXdo

    eux si trova in molte radici: EuxrOpo neuxtrAla EuxklIdo

    Negli esempi appena proposti, abbiamo messo in maiuscole le vocali su

    cui cade l'accento. Questo per mostrare la regola dell'accento. D'ora

    in avanti tali vocali verranno scritte minuscole come le altre.

    Ecco una lista di parole tradotte che riproducono i suoni esperanto,

    quelli illustrati sopra e gli altri. Leggetele ad alta voce piu' e

    piu' volte e la vostra pronuncia migliorera' sensibilmente.

    Italio l'Italia lernejo una scuola

    antaux prima majo maggio

    acxeti comprare mangxi mangiare

    biciklo una bicicletta mejlo un miglio

    cxambro una stanza monujo un portafogli

    cxokolado il cioccolato neuxtrala neutrale

    danci ballare ovo un uovo

    domo una casa plej il piu'…

    ehxo l'eco plena pieno

    Euxropo Europa posxo una tasca

    Euxklido Euclide sageto una freccetta

    geografio la geografia sandvicxo un sandwich

    gustumi assaggiare segxo una sedia

    gxojo la gioia suno il sole

    hxoro un coro sxati piacere

    jahxto yacht sxuo una scarpa

    juna giovane (agg.) teatrajxo un'opera teatrale

    jxaluzo la gelosia tuj immediatamente

    jxauxdo giovedi' vojagxi viaggiare

    jxurnalo un quotidiano

    kio che cosa

    leciono una lezione Il miglior consiglio: fate

    libro un libro pratica, pratica e ancora

    logxi risiedere, abitare pratica!

    *****************estrai il testo da qui******************************

    Ekzercoj, Leciono Kvara (parto dua)

    (Tradurre senza rispondere; le parole da non tradurre non vengono

    segnate piu')

    1. Il padre cucina una torta?

    2. Il figlio ha dimenticato il latte?

    3. Il padre vendera' le torte?

    4. Un ragazzo sano beve latte caldo?

    5. La figlia mangera' un panino?

    6. Il nuovo insegnante ha dimenticato il tuo zucchero?

    7. Vendono te' e caffe'?

    8. La ragazza assetata ha scritto male?

    9. Lui e' sano?

    10. Sette giorni sono una settimana?

    Rispondete in esperanto; usate frasi intere, non solo jes o ne.

    11. Il latte e' bianco?

    12. L'acqua e' secca?

    13. Il sole e' caldo?

    14. Tua madre e' una femmina?

    15. Indossi una scarpa vuota?

    16. Due e due fa quattro? [Usa estas]

    17. L'acqua la mangi?

    18. Il caffe' e' blu?

    19. Sette giorni formano una settimana?

    20. Le torte le bevi?

    (Le domande sono un molto stupide, ma le risposte sono facili.)

    LA CURIOSITA'

    La forma del nostro punto di domanda (?) deriva dalla lettera qu

    maiuscola (Q). Il latino non aveva punteggiatura ne' segnava quando

    finiva una parola e iniziava la successiva (untestoapparivacosi').

    Per indicare una frase come domanda si inizio' a postporre una Q

    che stava per “quaestione” che significa appunto “domanda” (la parola

    latina e' rimasta nell'inglese “question” mentre l'italiano l'ha

    modificata un pochino con “questionare”, che non e' un analogo per

    “domandare”). Tale Q con il tempo e' stata stilizzata sempre piu'

    fino a diventare il nostro punto di domanda.

    In italiano esiste un solo diacritico: il puntino sulla i. Nacque

    perche' scrivendo in corsivo l'accostamento “ui” senza il puntino e'

    indistinguibile dal “iu”. Nel turco, per esempio, la i e' senza il

    puntino, perche' la u ha la dieresi (umlaut).

    Questo messaggio è stato modificato da: oltremare, 13 Nov 2005 – 21:56 [addsig]



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    Nota sull'ortografia:

    per facilitare la distribuzione di questo corso

    ovunque in rete, si e' scelto di rappresentare i due segni diacritici

    (vale a dire l'accento circonflesso ^, e l'accento circonflesso

    rovesciato, non visualizzabile nell'insieme di caratteri standard)

    aggiungendo una x immediatamente dopo il carattere. In altre parole,

    ogni volta che nel testo incontrerete una delle sequenze

    cx

    gx

    hx

    jx

    sx

    dovrete immaginare di vedere al suo posto, rispettivamente, una c con

    sopra un accento circonflesso (^), una g con sopra lo stesso segno,

    eccetera. Al posto della combinazione

    ux

    dovrete immaginare una u con sopra un accento circonflesso capovolto.

    Per poter visualizzare e stampare queste lettere speciali col loro

    aspetto “vero”, e' necessario installare sul proprio computer un

    “font” (cioe' una serie di caratteri) che le comprenda. Se volete

    procurarvi (gratuitamente) questi font, chiedete informazioni al

    vostro insegnante. Sappiate che esistono altre convenzioni su

    internet, ma sono meno usate.

    PRIMA LEZIONE

    1. UNO SGUARDO PRELIMINARE

    2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI

    3. EKZERCOJ

    1. UNO SGUARDO PRELIMINARE

    Tutto cio' che viene scritto qui di seguito verra' ripreso piu'

    avanti, quindi non preoccupatevi se non ricordate tutto subito!

    Una lingua ruota tutta intorno a cose (sostantivi) e azioni (verbi)

    che agiscono su altre cose.

    Una cosa… Agisce su… Un'altra cosa

    birdo kaptas… insekton.

    Un uccello cattura… un insetto.

    SOGGETTO (nome) VERBO OGGETTO (nome)

    In esperanto la funzione di ogni parola nella frase e' indicata

    dalla desinenza (cioe' dalla parte finale) della parola stessa.

    Per esempio, tutti i nomi finiscono con la desinenza '-o', alla

    quale si aggiunge 'j' per indicare il plurale e 'n' per indicare

    l'oggetto:

    | SOGGETTO | OGGETTO

    ———-|——————–|———-

    SINGOLARE | -o | -on

    ———-|——————–|———-

    PLURALE | -oj | -ojn

    Gli aggettivi funzionano allo stesso modo, ma al posto

    della '-o' usano la desinenza '-a':

    | SOGGETTO | OGGETTO

    ———-|——————–|———-

    SINGOLARE | -a | -an

    ———-|——————–|———-

    PLURALE | -aj | -ajn

    Esempio:

    flavAJ birdOJ kaptas nigrAN insektON.

    degli uccelli gialli catturano un insetto nero.

    Se un nome o un aggettivo fa parte del soggetto (e quindi non ha

    la desinenza -N), si puo' dire anche che e' nel caso “nominativo”.

    Se invece il nome o l'aggettivo fa parte dell'oggetto (e quindi ha

    la desinenza -N), si dice che e' nel caso “accusativo”.

    Ora completiamo l'elenco delle desinenze (naturalmente le

    spiegheremo tutte nelle lezioni seguenti):

    -o sostantivi (con le varianti di cui sopra)

    -a aggettivi (con le varianti di cui sopra)

    -e avverbi

    -i verbi all'infinito

    -u verbi al volitivo (imperativo e congiuntivi esortativi)

    Vediamo i verbi piu' da vicino. Per mostrare il tempo in cui

    un'azione avviene, si attacca alla radice del verbo una delle

    seguenti desinenze:

    tempo presente -as descrive cosa sta accadendo adesso

    tempo passato -is descrive un'azione gia' compiuta

    tempo futuro -os descrive un'azione che deve ancora iniziare

    condizionale -us descrive un'azione ipotetica

    volitivo -u descrive un comando, un desiderio, ecc.

    Esempi:

    Birdoj kaptis insektojn.

    Degli uccelli hanno catturato degli insetti.

    Birdoj kaptos insektojn.

    Degli uccelli cattureranno degli insetti

    Si noti che 'kaptis' in questa frase puo' essere reso anche come

    'catturarono'. Torneremo sui verbi in una lezione piu' avanti.

    Cio' che importa qui e' che tutti i verbi (compreso il verbo

    'essere') seguono queste regole, senza eccezioni.

    Ancora un momento sui sostantivi e sugli articoli. In esperanto, i

    sostantivi non hanno genere (non esistono desinenze maschili o

    femminili, come in italiano o in altre lingue; la differenziazione

    tra maschile e femminile viene resa in altro modo).

    In esperanto c'e' un'unica parola, “la”, per rendere l'articolo

    determinativo (in italiano: “il”, “lo”, “la”, “i”, “gli”, “le”):

    la virino = la donna

    la birdo = l'uccello

    la insektoj = gli insetti

    Invece l'articolo indeterminativo (in italiano: “un”, “uno”, “una”)

    in esperanto non si esprime, lo si sottintende:

    birdo = un uccello

    virinoj = delle donne, oppure le donne in generale

    Quindi distinguiamo:

    Birdoj kaptas insektojn.

    da

    La birdo kaptis la insekton.

    Nel primo caso, sono uccelli e insetti del tutto ipotetici. E'

    un'affermazione di valore generale. Nel secondo caso, sono gia'

    noti al parlante e all'ascoltatore (per fare un esempio, due ragazzi

    sono rimasti a guardare come quell'uccello finalmente ha catturato

    l'insetto a cui dava la caccia).

    Abbiamo visto come si formano le parole (morfologia). Una breve nota

    sintattica, ora. In esperanto l'ordine delle parole conta molto meno

    che in italiano. Per esempio, le frasi seguenti descrivono tutte la

    medesima azione (viene data solo un'enfasi differente):

    Viro legas libron. Viro libron legas.

    Libron legas viro. Libron viro legas.

    Legas viro libron. Legas libron viro.

    Un uomo legge un libro.

    Proviamo a cambiare l'ordine della stessa frase in italiano e vediamo

    quanto nella nostra lingua l'ordine delle parole sia rigido:

    Un uomo legge un libro. *Un uomo un libro legge.

    Un libro legge un uomo. *Un libro un uomo legge.

    *Legge un uomo un libro. *Legge un libro un uomo.

    Ben quattro delle combinazioni sono sgrammaticate (quelle indicate con

    l'asterisco), mentre le due combinazioni corrette grammaticamente hanno

    significati profondamente diversi. Inoltre la seconda combinazione,

    pur corretta grammaticalmente, e' assurda.

    Qui di seguito presentiamo alcune parole in esperanto, ciascuna con

    la sua radice e la sua desinenza principale: per esempio la parola

    “forgesi” (“dimenticare”) e' formata dalla radice “forges-” e dalla

    desinenza “-i” (verbo all'infinito).

    Negli esempi mettiamo un trattino per separare la radice dalla

    desinenza (“forges-i”), ma normalmente in esperanto le si scrive

    unite (“forgesi”).

    Si noti come la maggior parte delle radici assomigli a parole

    italiane, ma non mancano radici di provenienza germanica e slava.

    Radici nominali Radici verbali Radici aggettivali

    amik-o (amico) far-i (fare) varm-a (caldo)

    fil-o (figlio) forges-i (dimenticare) alt-a (alto)

    frat-o (fratello) mangx-i (mangiare) bel-a (bello)

    libr-o (libro) trink-i (bere) long-a (lungo)

    knab-o (ragazzo) vend-i (vendere) dolcx-a (dolce)

    patr-o (padre) vid-i (vedere) san-a (sano)

    kaf-o (caffe') venk-i (vincere) ver-a (vero)

    Si noti come, partendo da una stessa radice e mettendo varie

    desinenze al posto di quella principale, si possano formare

    molte parole diverse.

    Esempi:

    venk-i vincere bel-a bello

    venk-o vittoria bel-o bellezza

    venk-a vittorioso bel-i essere bello

    venk-e vittoriosamente bel-e in maniera bella

    Questo meccanismo non sempre e' immediato, dipende dalla radice.

    E' pero' importantissimo, perche' permette con poche radici

    di esprimere moltissimi significati.

    Non preoccupatevi, ci ritorneremo. Costruire parole e' utile per

    ordinare i concetti e, perche' no? anche divertente.

    In esperanto ad ogni lettera corrisponde un solo suono, sempre.

    Le cinque vocali (a, e, i, o, u) e anche la maggior parte delle

    consonanti si pronunciano come in italiano. Piu' precisamente,

    sono identiche all'italiano: b, d, f, k, l, m, n, p, r, t, v.

    Invece bisogna fare attenzione alle seguenti:

    C sempre come la 'z' dura in 'marzo'

    (biciklo, leciono)

    Cx sempre dolce come in 'cena'

    (cxelo, cxarma)

    G sempre glottidale come in 'gatto'

    (globo, granda)

    Gx sempre dolce come in 'gelato'

    (gxardeno, gxoja)

    H sempre pronunciata, come nell'inglese 'hello'

    (hotelo, homo)

    Hx fortemente pronunciata, come nel tedesco 'Bach' o nello

    spagnolo 'Juan'

    (cxehxo, ehxo, hxoro)

    Jx come la 'j' francese di 'jour' o come la trascrizione

    'zh' del russo 'Brezhnev' e 'Zhivago'

    (jxazo, jxongli)

    S sempre sibilante come in 'rosso'

    (somero, serpento)

    Sx sempre come 'sc' in 'scena'

    (sxanco, sxangxi)

    Z come la 's' in 'rosa'

    (zigomo, zorgi)

    Infine, in esperanto esistono due semiconsonanti:

    J si pronuncia come la 'i' italiana in 'paio'

    (jogurto, ejo)

    Ux come la 'u' italiana in 'Claudio'

    (auxto, Auxstralio, Euxropo)

    Queste due lettere non si considerano vocali, quindi su di esse non

    cade mai l'accento.

    L'accento cade sempre sulla penultima sillaba, cioe' sulla penultima

    vocale.

    Attenzione ai 'falsi omofoni' come:

    telefOno (e non *telEfono) rapIda (e non *rApida)

    In esperanto non esistono le seguenti lettere: Q, W, X, Y.

    *********************************************************************

    2. UN AIUTO PER I PRIMI ESERCIZI

    Leggete la prima lezione tutta d'un fiato, ma prima di cimentarvi con

    gli esercizi qui di seguito, provate le seguenti traduzioni e

    controllatele con noi.

    Altre radici nominali

    lakto (latte)

    kuko (torta)

    pano (pane)

    sukero (zucchero)

    teo (te')

    kuiri (cucinare)

    Abbiamo aggiunto alcune radici e desinenze per aiutarvi.

    1. L'amico vendera' (del) latte. ('del' non va tradotto)

    lakton.

    2. La madre beve (del) caffe' con latte e zucchero.

    La patrino -n kun kaj

    3. Gli insegnanti hanno dimenticato il te'.

    -j -n.

    4. I ragazzi cucineranno la torta.

    -n.

    5. La knabinoj vidos la instruiston. [knabinoj = ragazze]

    6. La instruisto vidis la knabinojn.

    7. La filoj trinkas teon sen lakto. [sen = senza]

    8. La birdoj vidis la insektojn.

    9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)

    fisxo = pesce

    fisxa =

    9. Tradurre in italiano (-a sta per aggettivo)

    cxevalo = cavallo

    cxevala =

    Dopo esservi cimentati con queste frasi, eseguite gli esercizi della

    prima lezione. Se c'e' qualcosa che non avete capito, assicuratevi di

    richiederlo al vostro insegnante.

    Noi cercheremo di essere solleciti, ma voi siate pazienti, e

    soprattutto:

    Bonvenon al esperanto (Benvenuti all'esperanto)!

    Soluzioni degli esercizi di cui sopra.

    1. La amiko vendos lakton.

    2. Patrino trinkas kafon kun lakto kaj sukero.

    3. La instruistoj forgesis la teon.

    4. La knaboj kuiros la kukon.

    5. Le ragazze vedranno l'insegnante.

    6. L'insegnante ha visto (vide) le ragazze.

    7. I figli bevono del te' senza latte.

    8. Gli uccelli hanno visto (videro) gli insetti.

    9. fisxa = ittico

    10. cxevala = equino, equestre, ippico.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    3. EKZERCOJ, Leciono Unua (Esercizi, Prima lezione)

    Prendetevi il tempo di cui avete bisogno per tradurre le frasi

    seguenti in esperanto. Scrivete le vostre risposte nelle righe poste

    tra le domande.

    Esempi:

    Gli uomini hanno-venduto (delle) torte.

    La viroj vendis kukojn.

    L' uomo ha-venduto una torta.

    La viro vendis kukon.

    [Nota]

    1. Il padre cucina (una) torta.

    2. Il ragazzo mangera' la torta.

    3. Il figlio ha-dimenticato il latte.

    4. I ragazzi bevono te'.

    5. L'amico ha-venduto (del) pane.

    6. L'insegnante vede (un) ragazzo.

    7. Il figlio ha (un) amico.

    8. Il fratello ha-fatto (del) pane.

    9. I ragazzi mangeranno la torta.

    10. Il padre ha-dimenticato lo zucchero.

    11. I ragazzi hanno (degli) amici.

    12. I figli hanno visto il pane.

    13. I frat
    elli vendono zucchero.

    14. L'insegnante dimentica il ragazzo.

    15. L'amico berra' (del) latte.

    16. I figli cucinano (delle) torte.

    17. Il padre vendera' la torta.

    18. L'amico ha-mangiato (del) pane.

    19. I ragazzi vedranno gli insegnanti.

    20. Gli insegnanti bevono caffe'.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Numeri e colori:

    0 nulo

    1 unu flava giallo

    2 du verda verde

    3 tri blua blu

    4 kvar blanka bianco

    5 kvin nigra nero

    6 ses griza grigio

    7 sep bruna marrone

    8 ok rugxa rosso

    9 naux ('gx' come in 'gelato', 'gentile'

    10 dek 'z' come in 'rosa')

    11 dek unu

    20 dudek

    21 dudek unu

    30 tridek

    31 tridek unu

    100 cent (pronuncia 'zent' con 'c' come la 'z' di 'marzo')

    SECONDA LEZIONE

    Rivediamo brevemente le desinenze incontrate finora:

    soggetto (nome) azione (verbo) oggetto (nome)

    -o -as -on

    -is

    -oj -os -ojn

    Ora diamo un'occhiata a come descrivere le cose: un BUON caffe', un

    te' CALDO…

    Una parola che descrive un nome, come 'buon' o 'caldo', in

    grammatica viene chiamata 'aggettivo'. In esperanto, come abbiamo

    gia' accennato, gli aggettivi terminano con la desinenza '-a'.

    Come in italiano e in molte altre lingue, la desinenza dell'aggettivo

    deve concordare con il nome a cui e' riferito. Se il nome e' plurale,

    (desinenza '-j') l'aggettivo andra' anch'esso al plurale. Se il nome

    e' all'accusativo (desinenza '-n'), l'aggettivo andra' anch'esso

    all'accusativo.

    soggetto azione oggetto

    bona patro havos bonan filon

    un buon padre avra' un buon figlio

    bonaj patroj havas bonajn filojn

    i padri buoni hanno figli buoni

    Attenzione: diversamente dall'italiano, l'aggettivo non dipende

    dal genere maschile o femminile:

    un bravo ragazzo = bona knabo

    una brava ragazza = bona knabino

    Vocabolario: in ogni lezione introduciamo circa venti nuove parole;

    cercate di impararle e non dimenticate di ripassare le parole della

    lezione precedente. Le parole seguenti servono per impratichirsi su

    cio' che avete appena imparato.

    Vocabolario, seconda lezione:

    Aggettivi Nomi Verbi

    bela (bello) akvo (acqua) ami (amare)

    granda (grande) butiko (negozio) lavi (lavare)

    nova (nuovo) limonado (limonata) peti (chiedere per

    ottenere)

    sana (sano) papero (carta) porti (portare,

    indossare)

    seka (secco) plumo (penna) renkonti (incontrare)

    varma (caldo) taso (tazza) skribi (scrivere)

    Gli esercizi di questa lezione sono divisi in tre parti.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto unua)

    1. (Un) ragazzo sano beve (del) latte caldo.

    2. Il negozio nuovo vende (dei) biscotti secchi.

    3. L'insegnante ha incontrato i nuovi amici.

    4. I buoni amici cucineranno (una) buona torta.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Promemoria:

    -a -o -as -an -on

    -aj -oj -is -ajn -ojn

    -os

    Le poche radici che abbiamo imparato finora non ci consentono di

    variare molto questi esercizi, ma in esperanto, grazie al sistema

    di costruzione delle parole, possiamo crearne molte usando pochi

    elementi.

    Per esempio, il prefisso “mal-” indica il contrario. Percio' avremo:

    bona = buono malbona = cattivo

    pura = pulito malpura = sporco

    sana = sano malsana = malato

    ami = amare malami = odiare

    amiko = un amico malamiko = un nemico

    Il suffisso “-in-“, invece, indica il femminile:

    patro = padre patrino = madre

    kato = gatto katino = gatta

    viro = uomo virino = donna

    knabo = ragazzo knabino = ragazza

    Il suffisso “-in-” deriva dal tedesco (Student = studente,

    Studentin = studentessa).

    I prefissi e suffissi si possono anche attaccare direttamente

    a una desinenza, ottenendo, per esempio:

    mala = contrario (aggettivo)

    malo = il contrario (nome)

    male = al contrario (avverbio)

    ino = femmina

    ina = femminile

    “kato” indica un gatto maschio o un gatto di sesso imprecisato;

    se vogliamo marcare il fatto che e' un maschio, possiamo usare la

    radice “vir-” come un prefisso:

    vira = maschile

    virkato = un gatto maschio

    Per parlare del sesso maschile possiamo anche sfruttare il prefisso

    “mal-“:

    ino = femmina

    malino = maschio (il contrario di femmina)

    Attenzione: non e' obbligatorio specificare sempre il sesso.

    Per esempio, per dire “Giovanna e' un'insegnante”, possiamo dire

    Giovanna estas instruistino

    ma anche, semplicemente,

    Giovanna estas instruisto.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto dua)

    5. La ragazza piccola ha incontrato le sorelle brutte.

    6. La tazza vecchia ha (della) limonata nuova.

    7. La tazza nuova ha (del) latte vecchio.

    8. La madre lavera' le tazze piccole.

    9. Il ragazzo piccolo ha portato (del) pane nuovo.

    10. (Dell')acqua lava (un) ragazzo piccolo.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    La parola “ne” corrisponde sia all'italiano “no”, sia all'italiano

    “non”:

    ne havi = non avere; ne fari = non fare

    “Ne” funziona anche come prefisso:

    nemulta = non molto

    neesperantisto = uno che non parla l'esperanto

    Non confondete “ne-” con “mal-“. Per chiarire la differenza, facciamo

    un esempio:

    utila = utile

    neutila = inutile

    malutila = dannoso

    “mal-” indica il contrario, mentre “ne-” nega soltanto.

    Introduciamo ora i pronomi in rapporto ai verbi. Ricordate che il

    verbo essere dell'esempio si comporta come tutti gli altri:

    Forma generica (infinito) essere esti

    Indicativo presente (forma in -as) io sono mi estas

    tu sei vi estas

    egli e' li estas

    ella e' sxi estas

    esso e' gxi estas

    noi siamo ni estas

    voi siete vi estas

    essi sono ili estas

    si e' (impersonale) oni estas

    Per chi sa un po' d'inglese: notare la somiglianza dei pronomi.

    sxi si pronuncia “sci” (inglese: she)

    gxi si pronuncia “gi”

    vi e' sia singolare che plurale (inglese: you)

    In esperanto non si da' del lei, si da' del tu. Se si vuole portare

    rispetto, si chiamano le pe
    rsone per cognome, con anteposto

    Sinjoro (abbreviato s-ro) = Signore

    Sinjorino (abbreviato s-ino) = Signora

    Frauxlino (abbreviato f-ino) = Signorina

    Ma se preferite, potete anche non usare mai “frauxlino”,

    e chiamare “sinjorino” anche le donne non sposate.

    Un'altra notazione. Nonostante non finiscano in -o, anche i pronomi

    personali, quando sono all'accusativo, prendono la solita “-n”:

    La patrino lavas la knabon. Sxi lavas lin.

    La madre lava il ragazzo. Lei lo lava.

    Ora che abbiamo imparato i pronomi personali:

    mi vi li sxi gxi ni vi ili oni

    io tu egli ella esso noi voi essi si

    possiamo formare gli aggettivi possessivi:

    mia mio, mia

    via tuo, tua

    lia suo, sua (di lui)

    sxia suo, sua (di lei)

    gxia suo, sua (di un oggetto inanimato)

    nia nostro, nostra

    via vostro, vostra

    ilia loro

    onia di qualcuno (esistono anche altri modi per esprimerlo)

    Sono aggettivi perche' modificano, aggiungono informazioni

    al nome a cui sono attaccati.

    Mia plumo = la mia penna.

    Si noti che, come in inglese, se c'e' un aggettivo possessivo

    non si deve mettere l'articolo: “la mia penna” si dice

    “mia plumo”, non “la mia plumo”.

    Per il resto, i possessivi seguono le stesse regole degli

    altri aggettivi:

    Mia amiko amas mian fratinon.

    Miaj amikoj amas miajn fratinojn.

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Dua (parto tria)

    11. Ho dimenticato (la) mia penna.

    12. Non abbiamo carta.

    13. Mia figlia ha chiesto (del) latte caldo.

    14. (Il) suo (di lei) vecchio amico non ha scritto.

    15. Incontrerai (i) loro vecchi amici.

    16. Lei avra' (dell')acqua calda.

    17. (Il) tuo nuovo insegnante ha dimenticato (il) tuo zucchero.

    18. I ragazzi odiano (il) nostro nuovo insegnante.

    19. Essi vendono te' e (= kaj) caffe'.

    20. Venderemo (la) torta di lei e (le) penne di lui.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Non dimenticare di aggiungere al testo estratto e completato il tuo

    nome e il tuo indirizzo di posta elettronica. Spedisci questi

    esercizi all'indirizzo del tuo insegnante indicato nella lettera di

    benvenuto. Indica come soggetto: 'CGE ekz 2'.

    LA CURIOSITA'

    Molti si stupiscono della scelta degli accenti circonflessi ^ su

    alcune lettere. Quando Zamenhof scriveva, la lingua internazionale

    era il francese e percio' le tastiere delle macchine da scrivere

    avevano, appunto, gli accenti circonflessi. Nessuno avrebbe pensato

    che in meno di cento anni si sarebbe imposto l'inglese. Chissa' fra

    cent'anni cosa accadra'!

    In esperanto gli accenti circonflessi vengono chiamati “cappellini”

    (cxapeletoj). Prima della rivoluzione informatica, sui giornali

    ciclostilati, venivano messi a mano, uno ad uno.

    TERZA LEZIONE
    La seconda lezione e' stata intensa. Mettiamo un po' d'ordine a

    quanto appreso:

    soggetto azione oggetto

    -o -as -on

    -oj -is -ojn

    -os

    Esempi:

    Mia patrino lavas mian fraton

    Niaj fratinoj vidis viajn instruistinojn

    L'ordine “soggetto – verbo – oggetto” e' quello piu' usato, ma non

    e' obbligatorio: potete cambiarlo per sottolineare maggiormente un

    elemento, e il significato della frase restera' chiaro perche' il

    ruolo di ogni parola (nome, aggettivo, avverbio…) e' sempre

    indicato dalle varie desinenze.

    Vediamo un paio di esempi con diverso ordine delle parole e

    rispondiamo ad un paio di domande (ricorda di fare attenzione alla

    finale di parola).

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto unua)

    1. Mian fraton lavis mia patrino.

    Chi viene lavato?

    Chi ha compiuto l'azione di lavare?

    2. Instruistinojn viajn fratinoj niaj vidis.

    Chi e' che ha visto?

    Chi e' stato visto?

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Andiamo avanti, ora. Ecco le parole nuove della terza lezione.

    Vocaboli, lezione tre

    Nomi Verbi (all'infinito) Aggettivi

    horo (un'ora) atendi (attendere) blanka (bianco)

    jaro (un anno) fumi (fumare) blua (blu)

    mateno (un mattino) kuri (correre) bruna (marrone)

    minuto (un minuto) sati (essere sazio) flava (giallo)

    nokto (una notte) promeni (passeggiare) griza (grigio)

    semajno (una settimana) respondi (rispondere) nigra (nero)

    tago (un giorno) soifi (aver sete) rugxa (rosso)

    vespero (una sera) vivi (vivere) verda (verde)

    demandi (domandare)

    Nota la differenza tra “demandi” (domandare, chiedere per sapere)

    e “peti” (chiedere per ottenere qualcosa – vedi “petizione”).

    Ricorda anche che la “j” si pronuncia come la “i” in “paio”; cioe'

    non costituisce mai una sillaba e non ci cade mai l'accento.

    Gli avverbi sono i modificatori dei verbi cosi' come gli aggettivi

    lo sono dei nomi. Si usano molto in esperanto, piu' che in italiano,

    e precisano le circostanze dell'azione (come, dove, quando essa

    avviene).

    In esperanto, gli avverbi si ottengono prendendo una radice

    (aggettivale, nominale o verbale) e aggiungendo la desinenza “-e”.

    Vediamo ancora qualche esempio:

    sano = salute

    sxi havas bonan sanon = lei ha una buona salute

    sana = sano

    sxi estas sana = lei e' sana

    sani = essere sano

    sxi sanas = lei e' sana

    sane = in modo sano

    sxi sane vivas = lei vive in modo sano

    Gli avverbi di solito precedono i verbi, cosi' come gli aggettivi di

    solito procedono i nomi che descrivono. Le nostre frasi diventano

    sempre piu' ricche di elementi. Tipicamente l'ordine sara':

    soggetto avverbio verbo oggetto

    -a -o -e -as -an -on

    -aj -oj -is -ajn -ojn

    -os

    Esempio:

    La juna instruistino longe riprocxis la maldiligentajn lernantojn

    La giovane insegnante rimprovero' a lungo gli allievi negligenti

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto dua)

    3. Mio fratello fara'-una-passeggiata in-mattinata.

    4. (L')amico di lui ha risposto con-calore.

    5. La penna marrone scrive bene.

    6. L'insegnante corre male.

    7. Nostro padre fuma di-sera.

    8. Lui ama lei.

    9. Lui ama (la) sorella di lei.

    10. Lei ama lui.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    I numeri cardinali (uno, due tre…) in esperanto sono:

    nulo 0 dek 10 tridek 30

    unu 1 dek unu 11 tride
    k unu 31

    du 2 dek du 12 tridek du 32

    tri 3 dek tri 13 …

    kvar 4 dek kvar 14 kvardek 40

    kvin 5 … kvindek 50

    ses 6 e cosi' via sesdek 60

    sep 7 dudek 20 cent 100

    ok 8 dudek unu 21 mil 1 000

    naux 9 … miliono 1 000 000

    In esperanto i numeri cardinali sono invariabili: non prendono

    mai il plurale '-j'e l'accusativo 'n'

    I numeri ordinali (primo, secondo, terzo…) in esperanto sono

    normali aggettivi: si formano con la desinenza '-a' e possono avere

    il plurale '-j' e l'accusativo '-n'.

    unua primo dudeka ventesimo

    dua secondo sepdekunua settantunesimo

    tria terzo centa centesimo

    Usando la desinenza '-e' degli avverbi, otterremo:

    unue (in primo luogo, per primo, per prima cosa)

    due

    trie

    kvare

    Usando la desinenza '-o' dei nomi, avremo:

    unuo una unita' kvaro un gruppo di quattro

    duo una coppia …

    trio una tripletta

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto tria)

    11. Il primo uomo ama la seconda donna.

    12. La seconda donna odia il primo uomo.

    13. Due ragazzi hanno chiesto in-primo-luogo tre biscotti.

    14. In-secondo-luogo essi hanno chiesto una limonata.

    15. Il negozio ha cucinato del pane nero cattivo.

    16. Il negozio cucina male il pane nero.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    I verbi intransitivi non fanno passare l'azione da un soggetto ad un

    oggetto; invece, sono usati per mostrare lo stato del soggetto. Gli

    aggettivi e/o i nomi dopo i verbi intransitivi non costituiscono

    un oggetto (e quindi NON hanno la desinenza -N), ma descrivono il

    soggetto. Un esempio di verbo intransitivo e' il verbo essere:

    Li estas sana. (oppure: li sanas).

    Lui e' sano.

    Sxi estas instruisto (oppure: instruistino).

    Lei e' un'insegnante.

    Dire “Sxi estas instruistoN” sarebbe sbagliato!

    ********************estrai il testo da qui***************************

    Ekzercoj, Leciono Tria (parto kvara)

    17. Sessanta minuti formano (= sono) un'ora.

    18. Ventiquattro ore formano (= sono) un giorno.

    19. Sette giorni formano (= sono) una settimana.

    20. Il terzo ragazzo e' il mio secondo figlio.

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    LA CURIOSITA'

    Le lingue fonte da cui Zamenhof ha costruito l'esperanto sono: lo

    jiddish, lingua-calco ebreo-germanica, la lingua della madre; il

    russo, la lingua del padre; il polacco e il tedesco, le lingue della

    vita quotidiana; il francese, la lingua internazionale; il latino e

    il greco classico, le lingue dei colti; inoltre l'inglese, l'italiano

    e lo spagnolo, come conoscenza solo libresca. Da tutte queste lingue

    Z. ha preso il meglio e lo ha strutturato in un insieme unitario.

    Rispetto a tutti i progetti di lingua pianificata che sono stati

    tentati, quello di Z. e' l'unico che non seguisse un rigido criterio

    etimologico (di solito prendendo solo radici latine) o criteri

    filosofici (come le lingue apriori di Leibniz, Wilkins e di molti

    altri eruditi). Per una panoramica approfondita su questo argomento,

    si veda, anche in edizione economica:

    ECO, La ricerca della lingua perfetta, 1993, Laterza

    QUARTA LEZIONE
    Diamo ora un'occhiata ai tipi di frase: affermazioni, domande si'/no

    e risposte:

    Una affermazione: La pano estas blanka.

    Il pane e' bianco.

    Una domanda: Cxu la pano estas blanka?

    Il pane e' bianco?

    La risposta (a) Jes, la pano estas bruna.

    (b) Ne, la pano ne estas blanka, gxi estas nigra.

    Nota: ogni domanda e' basata su un'affermazione; una volta preparata

    l'affermazione, anteponiamo il dubitativo “cxu” (letteralm., “forse

    che… ?”), e formuliamo la domanda si'/no: “l'affermazione e' vera

    o falsa?” Si noti come l'italiano sia piu' sintetico dell'esperanto

    – le parole non cambiano – ma come non si capisca, in un testo

    scritto, da subito, se la frase e' una domanda. Il punto di domanda

    rovesciato spagnolo risolve il problema per i testi scritti, ma

    lascia all'intonazione la soluzione nel parlato. L'esperanto (che l'

    ha mutuato dal polacco “czy”, ma c'e' anche in latino: loquerisne

    latine? alla lettera parli(tu)-domanda latinamente?) hanno un morfema

    dedicato apposta a questo. Un esempio per vedere se e' chiaro:

    Domanda in italiano: I ragazzi venderanno la torta?

    Affermazione sottintesa: (I ragazzi venderanno la torta.)

    (La knaboj vendos la kukon.)

    Domanda in esperanto: Cxu la knaboj vendos la kukon?

    Tutte le domande si'/no funzionano nello stesso modo.

    *****************estrai il testo da qui******************************

    Ekzercoj, Leciono Kvara (parto unua)

    Trasforma le seguenti affermative in domande si'/no:

    Mia filo forgesis la teon. ->

    Lia patro kuiras panon. ->

    La tago estas griza. ->

    *****************estrai il testo fino a qui**************************

    Nelle prime tre lezioni abbiamo imparato come scrivere semplici frasi

    affermative, e ora abbiamo imparato a porre domande si'/no e a

    rispondere. Imparati i suoni dell'esperanto, potremo iniziare

    conversazioni, nella lezione cinque. (Ricordati di completare gli

    esercizi in fondo.)

    Ecco l'alfabeto esperanto:

    a b c cx d e f g gx h hx i j jx k l m n o p r s sx t u ux v z

    Si noti che i nomi delle lettere (a, bi, ci, di) sono in -o come i

    sostantivi salvo le cinque vocali:

    a, bo, co, cxo, do, e, fo, go, gxo, ho, hxo, i, etc.

    Si noti che la “j” e la “ux” sono considerate consonanti: percio' si

    pronunceranno jo e uxo.

    In italiano le lettere sono 21, in esperanto 28. L'esperanto non ha

    le seguenti lettere dell'italiano e dell'inglese: q, w, x, y.

    Ci sono inoltre 6 lettere con diacritici (segni aggiuntivi sopra le

    lettere):

    cx, gx, hx, jx, sx [tutti accenti circonflessi]

    ux [segno di breve]

    UNA GUIDA PER LA PRONUNCIA

    Ricorda, in esperanto: una lettera – un suono. Nessuna eccezione.

    L'accento cade SEMPRE sulla penultima (attenzione quindi ai falsi

    omofoni con l'italiano).

    LE VOCALI

    Le cinque vocali non sono un problema per gli italiani. Attenzione

    pero' all'accento. Le vocali su cui cade l'accento sono maiuscole.

    La colonna di destra esemplifica alcuni falsi omofoni.

    a blANka sAna grAnda vArma skandAlo

    e bEla plEna vErda pEti numEro

    i vIvi Ami trInki fIlo tavOlo

    o Ovo dOmo kIo nOva telefOno

    u Unu plUmo sUno butIko unIka

    LE CONSONANTI

    Sono analoghe all'italiano:

    b d f j l m n p r
    t v

    Alcune lettere in italiano hanno due suoni, in esperanto percio'

    corrispondono a due lettere distinte:

    c si pronuncia 'ts' come in “razzo”: dAnco leciOno bicIklo

    cx si pronuncia come in “certo”: cxAmbro sandvIcxo cxokolAdo

    g si pronuncia come in “gatto”: sagEto gustUmi geografIo

    gx si pronuncia come in “gesto”: mAngxi lOgxi sEgxo

    s si pronuncia come in “sole”: sUno lAsi sIdi

    sx si pronuncia come in “sciarpa”: sxAti pOsxo sxUo

    z si pronuncia come la 's' di “rosa”: rOzo zOrgi nAzo

    Non presenti in italiano, ma di facile comprensione:

    h si pronuncia come il tedesco “heimat”: hEla hAlti hAlo

    hx si pronuncia come il tedesco “Bach”: hxaOso hxOro Ehxo

    jx si pronuncia come “abat-jour”: jxurnAlo Ajxo jxalUzo

    k si pronuncia come la 'c' di “cocco”: kAra lAkto Akvo

    La distinzione tra le due acca e' sempre risultata difficile fuori

    dai paesi germanici, percio' nel parlato e' praticamente scomparsa,

    mentre nello scritto viene gradualmente sostituita dalla kappa.

    Esempio:

    arhxaismo –> arkaismo (arcaismo)

    Ancora una notarella su j e ux. Il suono “ux” si trova di solito nei

    dittonghi 'aux' (esempio: auxtomobilo) o 'eux' (esempio: euxropo).

    Il suono “jo” si trova spesso con le altre vocali. Le seguenti

    combinazioni sono dittonghi, sono cioe' singole sillabe con piu'

    suoni vocalici.:

    aj come finale e' aggettivo plurale: mAjo kAj bElaj

    oj come finale e' sostantivo plurale: knAboj vojAgxi gxOjo

    ej forma un suffisso, che vedremo: plEj mEjlo lernEjo

    uj forma un altro suffisso: tUj rubUjo monUjo

    aux come finale forma molti connettivi: nAUX Antaux jxAUXdo

    eux si trova in molte radici: EuxrOpo neuxtrAla EuxklIdo

    Negli esempi appena proposti, abbiamo messo in maiuscole le vocali su

    cui cade l'accento. Questo per mostrare la regola dell'accento. D'ora

    in avanti tali vocali verranno scritte minuscole come le altre.

    Ecco una lista di parole tradotte che riproducono i suoni esperanto,

    quelli illustrati sopra e gli altri. Leggetele ad alta voce piu' e

    piu' volte e la vostra pronuncia migliorera' sensibilmente.

    Italio l'Italia lernejo una scuola

    antaux prima majo maggio

    acxeti comprare mangxi mangiare

    biciklo una bicicletta mejlo un miglio

    cxambro una stanza monujo un portafogli

    cxokolado il cioccolato neuxtrala neutrale

    danci ballare ovo un uovo

    domo una casa plej il piu'…

    ehxo l'eco plena pieno

    Euxropo Europa posxo una tasca

    Euxklido Euclide sageto una freccetta

    geografio la geografia sandvicxo un sandwich

    gustumi assaggiare segxo una sedia

    gxojo la gioia suno il sole

    hxoro un coro sxati piacere

    jahxto yacht sxuo una scarpa

    juna giovane (agg.) teatrajxo un'opera teatrale

    jxaluzo la gelosia tuj immediatamente

    jxauxdo giovedi' vojagxi viaggiare

    jxurnalo un quotidiano

    kio che cosa

    leciono una lezione Il miglior consiglio: fate

    libro un libro pratica, pratica e ancora

    logxi risiedere, abitare pratica!

    *****************estrai il testo da qui******************************

    Ekzercoj, Leciono Kvara (parto dua)

    (Tradurre senza rispondere; le parole da non tradurre non vengono

    segnate piu')

    1. Il padre cucina una torta?

    2. Il figlio ha dimenticato il latte?

    3. Il padre vendera' le torte?

    4. Un ragazzo sano beve latte caldo?

    5. La figlia mangera' un panino?

    6. Il nuovo insegnante ha dimenticato il tuo zucchero?

    7. Vendono te' e caffe'?

    8. La ragazza assetata ha scritto male?

    9. Lui e' sano?

    10. Sette giorni sono una settimana?

    Rispondete in esperanto; usate frasi intere, non solo jes o ne.

    11. Il latte e' bianco?

    12. L'acqua e' secca?

    13. Il sole e' caldo?

    14. Tua madre e' una femmina?

    15. Indossi una scarpa vuota?

    16. Due e due fa quattro? [Usa estas]

    17. L'acqua la mangi?

    18. Il caffe' e' blu?

    19. Sette giorni formano una settimana?

    20. Le torte le bevi?

    (Le domande sono un molto stupide, ma le risposte sono facili.)

    LA CURIOSITA'

    La forma del nostro punto di domanda (?) deriva dalla lettera qu

    maiuscola (Q). Il latino non aveva punteggiatura ne' segnava quando

    finiva una parola e iniziava la successiva (untestoapparivacosi').

    Per indicare una frase come domanda si inizio' a postporre una Q

    che stava per “quaestione” che significa appunto “domanda” (la parola

    latina e' rimasta nell'inglese “question” mentre l'italiano l'ha

    modificata un pochino con “questionare”, che non e' un analogo per

    “domandare”). Tale Q con il tempo e' stata stilizzata sempre piu'

    fino a diventare il nostro punto di domanda.

    In italiano esiste un solo diacritico: il puntino sulla i. Nacque

    perche' scrivendo in corsivo l'accostamento “ui” senza il puntino e'

    indistinguibile dal “iu”. Nel turco, per esempio, la i e' senza il

    puntino, perche' la u ha la dieresi (umlaut).

    Questo messaggio è stato modificato da: oltremare, 13 Nov 2005 – 21:56 [addsig]

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